Milano – Le indagini della Procura di Milano su presunti abusi edilizi legati a operazioni immobiliari che stanno cambiando il volto di quartieri cittadini si estendono a via Crescenzago. Sei persone, tra costruttori, tecnici e dirigenti del Comune di Milano, sono indagate per una serie di irregolarità nel progetto Park Towers romosso dalla società Bluestone: due grattacieli alti 81 e 59 metri e un terzo stabile da una decina di metri a ridosso del Parco Lambro, nati dalla demolizione di due fabbricati industriali di 1 e 2 piani.
Ristrutturazione o nuova costruzione?
L’intervento, secondo le accuse, sarebbe stato qualificato come "ristrutturazione edilizia", e quindi autorizzato con una semplice Scia da parte dei privati, invece che come "nuova costruzione" . I pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici hanno iscritto sul registro degli indagati l’imprenditore e amministratore di Bluestone, Andrea Bezzicchieri, l’architetto e progettista Sergio Francesco Maria Asti, tre funzionari dirigenti di Palazzo Marino e dello Sportello Unico Edilizia e il rappresentante legale della Devero Costruzioni che ha eseguito i lavori.
Il caso Torre Milano
Un’inchiesta-fotocopia di quella che prima di Natale ha coinvolto 8 fra costruttori, funzionari e progettisti per la Torre Milano, il grattacielo da 82 metri nel quartiere Maggiolina realizzato anche in questo caso come "ristrutturazione".
L’assessore
"I temi sono sempre gli stessi – sottolinea l’assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi – modalità di intervento per altezze sopra i 25 metri e qualificazione dell’intervento. Sostanzialmente le stesse contestazioni di Torre Milano, su cui sono state applicate norme regionali e statali a mio giudizio molto chiare".
Le accuse
Secondo i pm gli edifici di via Crescenzago con indici di edificabilità tre volte superiori a quello previsto dal Pgt di Milano e di altezza superiore a 25 metri - sarebbero stati progettati, autorizzati e costruiti violando articoli del Testo Unico Edilizia e norme della legge urbanistica fondamentale. Non avrebbero potuto essere realizzati - è il ragionamento degli inquirenti - senza un "piano particolareggiato esecutivo" o "piano di lottizzazione dell’intera zona", cioè quegli strumenti urbanistici che servono a individuare/pianificare i nuovi servizi e le opere di interesse pubblico necessarie per accogliere il nuovo carico di abitanti sul quartiere. Sarebbe stata violata anche la norma che permette agli immobiliaristi la "monetizzazione" degli oneri, pratica che permette ai costruttori di pagare il Comune invece che cedere aree per realizzare servizi pubblici. “Dopo piazza Aspromonte e via Stresa, il terzo caso sotto la lente della Procura – attacca l’esponente di Milano in Comune, Gabriele Mariani –. In tutto questo, al netto delle responsabilità degli uffici centrali, dove stavano i Municipi? Sempre a voltare lo sguardo dall’altra parte per non disturbare il manovratore?”.