GI.BO.
Cronaca

Istigazione a delinquere e razzismo: indagata la pro Pal Cecilia Parodi dopo la denuncia di Liliana Segre

Fascicolo in Procura dopo la denuncia della senatrice Liliana Segre, bersaglio di frasi antisemite su Instagram. Nel mirino il video (poi cancellato) in cui l’attivista si augura che gli israeliani ma pure gli israeliti "siano impiccati"

Cecilia Parodi, nata a Genova 50 anni fa, ha appena presentato il suo terzo libro

Cecilia Parodi, nata a Genova 50 anni fa, ha appena presentato il suo terzo libro

Milano – «Odio tutti gli ebrei, tutti gli israeliani, dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono". "Spero di vederli tutti impiccati". Sono alcune affermazioni pronunciate (con annessa profusione di lacrime, "mi avete rovinato la vita, la fiducia, la speranza") da Cecilia Parodi nel video pubblicato su Instagram e poi cancellato che quest’estate ha reso davvero famosa questa cinquantenne scrittrice (tre libri pubblicati dal 2021 in poi) e sedicente "attivista per i diritti umani". La donna, si è appreso ieri, è indagata dalla Procura di Milano per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e per diffamazione aggravata dall’odio razziale, a seguito di una denuncia presentata dalla senatrice a vita Liliana Segre.

E indagata in relazione proprio a quel video (poi fatto sparire e seguito da un altro in cui Parodi autogiustificava la "crisi di nervi" "dopo nove mesi di genocidio") che all’inizio dello scorso luglio l’aveva catapultata sulla ribalta mediatica, scatenando polemiche sulla sua partecipazione come relatrice a alcuni eventi organizzati dalla galassia pro Pal. Come un convegno a Napoli, presente l’ex sindaco ed ex magistrato Luigi De Magistris, in cui l’attivista auspicava che il sionismo divenisse "illegale, una persona sionista deve essere arrestata". Esponenti di Fratelli d’Italia, in quei giorni pure nella bufera per l’inchiesta di Fanpage sui saluti romani e le frasi antisemite dei militanti di Gioventù nazionale immortalati da una telecamera nascosta, s’erano affrettati ad additare Parodi come "ospite anche di alcune iniziative dei giovani del Pd", disse il presidente dei senatori meloniani Lucio Malan.

Nel frattempo la 93 enne Liliana Segre, senatrice a vita e lei sì sopravvissuta a un genocidio – deportata da ragazzina ad Auschwitz, dove perse quasi tutta la famiglia, dai nazisti con la collaborazione dei fascisti che pure attingevano al fiume carsico dell’odio millenario nei confronti degli ebrei –, andava più concretamente a denunciare Cecilia Parodi attraverso il suo avvocato Vincenzo Saponara, come aveva fatto in precedenza per diversi odiatori che continuano a tormentarla sul web.

Il pm Leonardo Lesti ha aperto un fascicolo, e le indagini hanno ricostruito che Parodi, su Instagram, avrebbe usato frasi antisemite proprio contro Liliana Segre; poi, dopo un commento di un utente, avrebbe pronunciato le affermazioni in base alle quali la Procura ipotizza anche l’accusa d’istigazione a delinquere, accanto a quella di diffamazione aggravata. Dopo l’iscrizione di Parodi nel registro degli indagati da parte della Procura guidata da Marcello Viola, gli inquirenti dovranno valutare anche eventuali profili di competenza territoriale ad indagare, e se sarà necessario trasmettere gli atti di indagine a un’altra sede giudiziaria. Intanto, dalla politica sono arrivate le prime reazioni all’inchiesta: "L’antisemitismo non è mai accettabile - sottolinea la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva –. Le frasi utilizzate da Parodi, un misto di odio razziale e palesi falsità, non sono tollerabili in un consesso civile".