Milano, 29 novembre 2024 – Da bambino spendeva i soldi delle paghette per prendersi cura degli animali. “Altro che videogiochi, mi compravo pecore e capre più tutto il necessario per loro. A 16 anni avevo già un centinaio di bestiole”. Troppo forte la sua passione perché qualcuno potesse anche solo pensare di ostacolarla. “I miei genitori a un certo punto hanno capito che nessuno poteva allontanarmi dalla strada che avevo scelto: io volevo diventare pastore”.
Una vita nella natura
E Morgan Grendene, di 30 anni, originario di Chiavazza, frazione di Biella, c’è riuscito: ha realizzato il suo sogno di bambino. “Adesso di animali ne ho 500 e mi occupo di loro 365 giorni all’anno: d’estate al pascolo in montagna; d’inverno la transumanza in pianura”.
Il suo è un gregge vagante. Adesso, per una settimana, la “casa“ a cielo aperto è al Parco delle Cave, alla periferia ovest della città. Tempo di permanenza previsto: una settimana. “È la prima volta che vengo qui con i miei animali e mi sto trovando molto bene. Ho preso contatto con i proprietari dei terreni e ho trovato persone amiche”.
Come Gianni Bianchi, presidente di “Amici Cascina Linterno“ che si prende cura del complesso rurale di via Fratelli Zoia, a due passi dai prati scelti dal pastore. I due hanno già stretto amicizia.
“Affari” di famiglia
Ma sono tanti i cittadini della zona di ogni età ad avvicinarsi a Morgan Grendene e alla sua “grande famiglia“: pecore ma anche capre, cani (da pastore), asini e cavalli. Dopo Milano, “andremo verso il Ticino”. Usa il plurale perché non è solo. Già. Il pastore si sposta insieme alla sua famiglia, “mia moglie Carola, di 31 anni, e il nostro bimbo Christian, di 6” che va a scuola tutte le mattine a Robecco sul Naviglio, dove la famiglia ha la residenza.
“Mia moglie lavora lì, in un’azienda agricola”. Adesso “viviamo in roulotte e, al mattino, mia moglie e mio figlio vanno al lavoro e a scuola a Robecco. Io invece mi occupo degli animali. Le mie sono pecore da carne, allevate in modo naturale. Non sfruttate. Vivono all’aria aperta”.
Quanto alla vita familiare, “riusciamo a conciliare le esigenze di tutti, perché i chilometri da percorrere non sono troppi, e a stare insieme. Mia moglie non si lamenta di questa vita nomade. Forse perché piace anche a lei (siamo originari dello stesso paese) o forse perché mi ama moltissimo”.
E il bambino “è contento di vivere a contatto con gli animali. Anzi, spesso ama giocare più con le pecore che con gli altri bambini. Amiamo la vita semplice, seguire i ritmi della natura, occuparci degli animali più che stare su internet. Questo fa bene al cuore”.
Il sogno realizzato
Morgan Grendene ricorda di aver sempre desiderato questo, “senza seguire l’esempio di nessuno. Mio padre ha lavorato in una macelleria e prima ancora nell’edilizia. Mia madre invece in fabbrica. E ho un fratello più grande, perito meccanico. Quando ho detto di voler diventare pastore, mio padre era contento mentre mia madre non tanto. Desiderava per me un lavoro meno faticoso e più stabile. Poi però si è dovuta arrendere: io desideravo questo. Ho preso il diploma di terza media e, da adolescente, ho lasciato la scuola perché di studiare non avevo voglia. Avevo in testa solo gli animali e la natura”.
Il trentenne ha iniziato portando il suo gregge al pascolo vicino casa, nel Biellese. “Poi mi sono allargato, quei prati non mi bastavano più. Mi sono unito quindi a un ‘collega’ della Bergamasca, che aveva bisogno di un aiutante”. Ora, la transumanza.
A novembre Morgan Grendene è stato capace di portare a Milano il fascino della vita di un pastore. Così lontano dalla nostra quotidianità, che si respira nelle nostre case solo allestendo presepi. Eppure ci può essere anche tutti i giorni.