
A Milano il 57 per cento delle donne non si sente sicuro a camminare per strada di notte
Donne in lettura, questo pezzo è per voi. Ma non solo. Perché, inutile girarci intorno, la nostra sicurezza – quella delle nostre figlie, amiche, sorelle – non dipende da noi, ma dal contesto in cui ci troviamo. E oggi quel contesto ci mette a dura prova, generando una disparità tra uomini e donne che sembra ancora incolmabile. Per dare senso e carne a queste parole, proviamo a fare qualche esempio concreto. A quante di voi è capitato di camminare in piena notte, in una città semi-deserta, per rientrare a casa dopo aver parcheggiato l'auto né troppo lontano né abbastanza vicino da sentirsi al sicuro? Quella sensazione di dover essere pronte a proteggersi da qualcosa – o da qualcuno – accomuna tutte noi. È una vulnerabilità che spaventa, quasi annichilisce. Non tanto per il timore in sé, quanto per la consapevolezza che i nostri corpi non sono luoghi inviolabili.
Ancora: quante di noi si fermerebbero, a cuor leggero, a un distributore di benzina di notte, prenderebbero un treno all’ultima corsa e si incamminerebbero serene verso casa? Tutte azioni quotidiane che per un uomo sono la normalità, ma che per una donna diventano ostacoli da valutare, strategie da costruire.
Servono interventi concreti
La risposta a queste domande rivela un problema sociale ancora insanato: la nostra è una società che non accoglie le donne, non le libera, ma le relega al ruolo di prede. Serve un dibattito ampio, articolato, che tocchi l’educazione sentimentale, i modelli culturali, il modo in cui parliamo di libertà e sicurezza. Ma servono anche interventi concreti, qui e ora: più illuminazione, negozi aperti, mezzi pubblici efficienti e accessibili. Perché la percezione della sicurezza è essa stessa una forma di protezione: riduce il rischio e restituisce libertà di movimento.
In questa direzione si muove il progetto “Step Up – Walkability for Women in Milan”, promosso da Fondazione Transform Transport ETS, Sex & the City APS, TeMA Lab dell’Università Federico II di Napoli e Walk21 Foundation, vincitore del bando "Inequalities Research" e finanziato da Fondazione Cariplo. Il progetto analizza la camminabilità a Milano, mettendo al centro la percezione di sicurezza delle donne e delle minoranze di genere. A emergere è un dato che gela il sangue: sentendosi meno sicure, le donne sono costrette a cambiare percorso, a studiare in anticipo il tragitto più sicuro, soprattutto di notte.
Come si sentono le donne che camminano a Milano
I dati raccolti raccontano una storia chiara: di giorno, il divario nella percezione di sicurezza tra uomini e donne non è così marcato. Ma di notte cambia tutto. Solo l'8,27% degli uomini si sente insicuro per strada, contro il 57,05% delle donne. Un timore che deve essere letto esattamente per quello che è: paura di camminare da sole nello spazio pubblico. Il fatto che la percezione degli spazi sia diversa in base al genere dovrebbe spingerci non solo a riflettere, ma a trasformare radicalmente le politiche pubbliche, integrando la prospettiva di genere in ogni scelta, in ogni piano, in ogni decisione amministrativa.
Le iniziative dal basso
Intanto, dal basso, crescono iniziative di solidarietà concreta. "Donne in cammino" è nata in diverse città italiane per promuovere camminate collettive serali e notturne di donne. Un doppio obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto di vivere la città senza paura e creare momenti di supporto reciproco e presenza visibile nello spazio urbano. "SafeWalk", invece, nato nei campus americani e canadesi, offre servizi di accompagnamento a piedi durante le ore notturne, praticando una sicurezza partecipata fatta di solidarietà, compagnia e protezione.
Entrambi i progetti si basano su un principio semplice ma potente: nessuna deve sentirsi sola. Perché non è normale dover sentire il bisogno di proteggersi ogni volta che si mette piede fuori casa. Come ci ha insegnato Rousseau, il patto sociale dovrebbe nascere per garantire a ciascun individuo libertà, uguaglianza e sicurezza. Ma quando metà della popolazione deve adattare ogni gesto quotidiano alla paura, quel patto è spezzato. Non c’è vera cittadinanza se l’accesso agli spazi pubblici non è libero e uguale per tutti. Non c’è vera libertà se la strada di casa diventa una mappa di pericoli da evitare. Non c’è vera sicurezza se il corpo di una donna, invece di essere tutelato dalla società, è abbandonato alla sua vulnerabilità. Una società sana dovrebbe considerare la sicurezza non un privilegio, ma un diritto di tutte. La strada è lunga e dissestata, ma il dibattito – finalmente – è aperto.