MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Dalla Bergamasca a Milano, il pastore Giuseppe e la sua vita insieme alle pecore/ FOTO

Il suo gregge si sposta, migra, è 'transumante', appunto. La pianura è un punto di approdo dall’autunno alla primavera, poi si va in alpeggio

Il pastore Giuseppe e le sue pecore

Milano, 13 novembre 2019 - Un gregge di pecore sul prato. Il cielo grigio sullo sfondo in una giornata autunnale. Sembra un quadro, un paesaggio lontanissimo dalla metropoli. Eppure questa scena è a Milano, in un’area agricola di via San Dionigi all’estrema periferia sud, dove le case a poco a poco vengono inghiottite dal verde, dove si respira aria di campagna. Ma che ci fa un gregge in città? E’ quello di Giuseppe Salvi, 56 anni, pastore «transumante» che arriva da Schilpario, paesino di poco più di mille anime della Valle di Scalve, nel Bergamasco. Conosce i segreti della natura, capisce di cosa hanno bisogno le sue 800 pecore guardandole negli occhi. E poco importa il luogo: il suo gregge si sposta, migra, è «transumante», appunto. La pianura è un punto di approdo dall’autunno alla primavera, poi si va in alpeggio.

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«Da noi la stagione è più corta, il freddo arriva prima. Porto le mie pecore a pascolare nei terreni di aziende agricole con le quali mi sono accordato in precedenza - spiega Salvi -. Arriviamo in camion e poi, quando è il momento di cambiare pascolo, ci spostiamo a piedi. Una volta il cammino era a piedi fin dall’inizio ma adesso preferisco così». E’ in via San Dionigi da una settimana e ci resterà anche per la prossima. Poi, via col suo gregge verso l’hinterland. Un’allegra compagnia tra lui, la moglie Gisa, Luigia Belingheri, al suo fianco nell’impresa familiare, un operaio e uno stagista di una scuola superiore con indirizzo Agraria. E non mancano, naturalmente, i cani da pastore: quattro maremmani e un meticcio, in gergo «da lavoro». Di notte le pecore dormono in un recinto elettrico mentre gli «umani» in una cascina messa a disposizione o in roulotte. «E’ questa la mia vita. I miei genitori erano pure transumanti, ma di mucche. I miei fratelli invece hanno scelto tutt’altro, io sono la pecora nera».