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Pedofilia nella Chiesa, il dossier "In Lombardia 69 casi Per 30 preti condanna definitiva"

La regione è al primo posto in Italia per le violenze su minori in ambienti ecclesiastici. La denuncia di Rete L’Abuso: decine i procedimenti prescritti, nessuna tutela per le vittime

di Andrea Gianni

Abusi sessuali al centro di procedimenti infiniti, come quello a carico dell’ex parroco di Rozzano don Mauro Galli, con un appello da rifare a distanza di 11 anni dalle violenze subite da un 15enne. Casi riemersi dal passato e ormai prescritti per la giustizia italiana, somme di denaro offerte alle famiglie come risarcimento in cambio della rinuncia ad azioni legali, sacerdoti lasciati a contatto con i giovani nonostante accuse e sospetti. Traumi che, a distanza di anni, non passano. La Lombardia è al primo posto, tra le regioni italiane, per presunti abusi sessuali su minorenni commessi da sacerdoti. Da un report realizzato da Rete L’Abuso, associazione che sostiene le vittime di violenze, sulla base delle segnalazioni raccolte negli ultimi 15 anni emerge che in Lombardia sono 69 i preti pedofili, solo esaminando i casi nell’arco temporale di riferimento. I sacerdoti condannati in via definitiva in Lombardia sono 30. Altri 24 preti sono stati denunciati, sono coinvolti in procedimenti in corso o hanno ottenuto l’archiviazione per effetto della prescrizione. Altri 15 casi censiti dall’osservatorio, infine. sono stati segnalati all’associazione ma non sono sfociati, per una scelta delle vittime, in formali denunce.

Oltre a don Mauro Galli vengono citati tra i sacerdoti, solo per citare alcuni casi, l’ex coadiutore all’oratorio di Busto Garolfo don Emanuele Tempesta, tornato in libertà dopo quasi un anno trascorso agli arresti domiciliari per presunti abusi su una decina di ragazzini. È venuto alla luce anche il caso di don Alberto Lucchina, condannato l’anno scorso dal Tribunale eccesiastico per violenze commesse negli anni Novanta su una donna all’epoca minorenne. Il fratello, don Maurizio, ha ottenuto l’archiviazione dell’indagine scaturita dalla denuncia di un’altra donna. "Il report – si legge nel documento – è da considerarsi in difetto rispetto alla reale portata del fenomeno. I dati si riferiscono unicamente a sacerdoti e non comprendono l’indotto (catechisti, educatori, animatori e laici in generale) e tutti i casi conteggiati sono riconducibili unicamente ad abusi sessuali a danno di minori". L’obiettivo del report, che sarà inviato alle autorità nazionali come la Procura generale della Repubblica, il Comando generale dei Carabinieri e la Polizia, ampliato e rielaborato alle Nazioni Unite e come petizione all’Unione Europea, è quello di "fornire in assenza di dati governativi un quadro di consapevolezza più ampio".

La Lombardia, regione più popolosa d’Italia, registra il doppio dei casi di un territorio come la Campania, dove sono 34 gli episodi riportati fra condanne, denunce e segnalazioni. Nel Lazio, invece, i casi sono 29. Numeri più bassi anche in Emilia Romagna (19), Toscana (25), Sicilia (39) e Piemonte (37). Nella Città del Vaticano, invece, si registrano due episodi. In tutto sono 418 i casi censiti nelle diocesi italiane, 166 i sacerdoti attualmente denunciati, indagati, in attesa di giudizio o "salvati dalla prescrizione". Altri 164 sacerdoti, invece, sono stati condannati in via definitiva negli ultimi 15 anni. L’associazione, fondata da Francesco Zanardi, attraverso una proiezione basata su indagini effettuate in Francia dalla commissione Ciase stima in Italia "29.260 potenziali vittime". Anche l’autorità ecclesiastica aveva condotto un’indagine sul fenomeno, presentata lo scorso 17 novembre. Nel 2020 e nel 2021 erano state registrate 89 segnalazioni di pedofilia e abusi sessuali pervenute ai centri di ascolto nelle diocesi italiane della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, con l’82% delle vittime sotto i 18 anni. "Questi casi provengono da soli 30 centri di ascolto - spiega Zanardi - sono esclusi i dati provenienti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, quelli della magistratura e i nostri". Gli sportelli diocesani "non prevedono alcun programma o indennizzo ripartivo verso le vittime, cosa che invece dovrebbe essere al primo posto" e "quando i casi emergono, vengono insabbiati o comprato il silenzio con accordi col vincolo della riservatezza, e i sacerdoti trasferiti sistematicamente in un’altra parrocchia".

L’associazione ribadisce quindi la richiesta di aprire una commissione d’inchiesta indipendente sul fenomeno. Nel 2019 la Diocesi di Milano era scesa in campo contro la violenza sui minori con un documento che fissa le linee guida di comportamento per sacerdoti, educatori e tutti coloro che hanno a che fare con bambini e ragazzi e nominando un referente per la Tutela dei minori con il compito di dedicarsi all’ascolto delle vittime. "La prevenzione non può ammettere alcun ritardo e incertezza", afferma il documento rivolto non solo ai sacerdoti ma a tutti coloro che hanno a che fare con i giovani. Un impegno che, secondo l’associazione delle vittime, non è sufficiente.