LAURA LANA
Cronaca

Pellai e la strage di Paderno: "Ai nostri figli serve fiducia"

Oltre duemila persone hanno ascoltato lo psicoterapeuta: "Il mondo adulto sia un porto sicuro"

Alberto Pellai psicoterapeuta ed esperto dell’età evolutiva con Elena Meroni direttrice dell’Azienda speciale consortile Comuni Insieme

Alberto Pellai psicoterapeuta ed esperto dell’età evolutiva con Elena Meroni direttrice dell’Azienda speciale consortile Comuni Insieme

"A volte è faticoso dire a un figlio certe cose a voce. Scrivetegli un messaggio, lasciatelo sotto il cuscino. Non vi dirà mai che lo ha letto, ma gli resterà scritto dentro". L’invito di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, arriva alla fine di un incontro voluto dal Comune e dall’azienda speciale consortile Comuni Insieme dopo la strage del 31 agosto. L’omicidio di Lorenzo, 12 anni, e dei genitori Daniela e Fabio per mano del 17enne Riccardo ha annichilito l’intera comunità e richiesto supporto nelle scuole e in città. Oltre duemila persone hanno partecipato in presenza e in streaming, con un collegamento diffuso che ha visto l’adesione anche di altri enti fino alla Liguria.

A fine serata il dottor Pellai ha letto la lettera scritta a suo figlio Pietro: anche nella sua classe è stato realizzato un intervento con specialisti Emdr, che si occupano di crisi a seguito di eventi traumatici. "Ragazzo mio, ti auguro che la vita sia generosa con te e soprattutto che tu sia generoso con la vita. Non credere che la felicità sia un diritto ma trasformala in un dovere costante verso te stesso e chi ti vive a fianco. Non smettere mai di cercarti nella tua interiorità. È lì che ti auguro di trovare la tua parte migliore. Quella parte amala e poi fanne dono alla vita. Scoprirai anche nelle sue rughe il senso di tutto. Impara l’amore e poi fanne dono. Tutto il resto verrà da sé".

L’unica possibilità per gli adolescenti di sentirsi protetti "è percepire che il mondo adulto è un porto sicuro", dice Pellai. "Ma per noi è difficile stare a contatto con la sofferenza dei figli, autorizzarli a essere tristi senza fargli pensare che sia un’emozione sbagliata. Piangere è parte della crescita, non deve spaventare. Abitare la vita significa stare dentro un principio di realtà fatto di bellezza e dolore, fatica e meraviglia". Realtà e desiderio sembrano svanire. "Vent’anni fa gli adolescenti stavano tanto sdraiati con un disco a guardare il soffitto, a pensare e desiderare. Un tempo solo apparentemente vuoto: è un’azione generativa e creativa con pensieri e progetti. È troppo importante che l’adolescenza sia il tempo in cui provo a immaginare chi voglio diventare e sperimentare chi voglio essere. Anche la narrazione di Riccardo ci dice che nel momento in cui prova a riconoscersi non sa più chi è e sente un dolore e un disagio che non sa maneggiare". La parola chiave, allora, è fiducia. "C’è bisogno di luogo sociale e di comunità: appartenere significa imparare a fidarsi e gli adulti devono essere base sicura di riferimento. Non possiamo cambiare quello che c’è stato. È accaduto. Ma l’adulto costruisce quello che vuole che ci sia, affidandosi alla speranza. Mette una luce davanti a una comunità che guarda avanti". La seconda parola chiave è "autonomia: arretrare dalle aspettative. Abbiamo la prima generazione ansiosa, che non esce nel mondo e rinuncia alla tensione desiderante anche perché è tanto spaventata dal fare errori e, quindi, dal sentirsi sbagliata".