Sommando le perdite ottenute con il taglio sulla perequazione nel 2023 e nel 2024, "otteniamo una perdita totale nel biennio pari a 962 euro lorde (nette 585), per una pensione lorda di 2.300 euro". Perdita che arriva a 4.849 euro lorde (nette 2.769) per un importo di pensione di 3.840 euro lorde. Per un importo di pensione pari a 2.300 euro lorde (1.786 euro nette), "la perdita calcolata sull’attesa di vita media raggiunge un mancato guadagno netto per gli uomini pari a 6.673 euro e per le donne pari a 7.804 euro". Con importi di pensione superiori, la perdita calcolata sull’attesa di vita cresce, fino a raggiungere per una pensione lorda di 3.840 euro un mancato guadagno per un uomo pari a 31.064 euro, mentre, per una donna pari a 36.329 euro. Il quadro emerge dai dati dello Spi Cgil, presentati a Milano durante l’incontro “Pensioni: le bugie del governo“. "Il peggioramento della Legge Fornero, la totale assenza di proposte per i giovani e il costante utilizzo del sistema previdenziale come un bancomat – spiega Daniele Gazzoli, segretario generale Spi Cgil Lombardia – sono i tre dati di fatto che potrebbero salire sul podio delle bugie che questo Governo ha raccontato e continua a raccontare ai cittadini. Come sindacato dei pensionati abbiamo avanzato proposte concrete che vanno nella direzione di sostenere i lavoratori attivi, che oggi si confrontano con un mercato del lavoro fatto di precarietà e discontinuità, e i nostri tesserati, che dopo aver lavorato per tutta la vita si vedono sempre più poveri ogni giorno che passa".
Il report è un’analisi degli effetti sulla perequazione dei trattamenti pensionistici a partire dalla legge di Bilancio per il 2023 che ridetermina, in via transitoria per il biennio 202324, il meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Il tasso di indicizzazione determinato dal decreto interministeriale (Mef e Mips) è risultato pari a +7,3%, ma il tasso definitivo comunicato dall’Istat è risultato pari a 8,1%.
Nel Disegno di legge 2024-2026, vengono previsti per i trattamenti pensionistici superiori a 10 volte il trattamento minimo, una percentuale di retribuzione in diminuzione: dal 32% al 22%.
Complessivamente la stretta sulla perequazione produce un risparmio per le casse dello Stato, con conseguente taglio sulle pensioni, di oltre 3 miliardi e mezzo nell’anno 2023 e di oltre 6 miliardi e 800 milioni nel 2024.
"Al contrario di quanto promesso in campagna elettorale – sottolinea Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia – vengono introdotte modifiche peggiorative rispetto al sistema Monti-Fornero. Nessuna “quota 41” ma peggioramenti complessivi".
A.G.