Milano – Hanno ottenuto “incarichi a tempo determinato e indeterminato” in scuole lombarde “sulla base di titoli di studio che non risultano acquisiti”. False dichiarazioni e documenti contraffatti, in sostanza, per ottenere il posto di lavoro, la stabilizzazione o un avanzamento di carriera. Sono un’ottantina i dipendenti di diverse scuole che, per questo, sono finiti al centro delle indagini della Procura presso la Corte dei Conti della Lombardia, che potrebbe contestare il danno erariale su casi finiti al centro anche di indagini penali.
Si tratta di accertamenti (citati nella relazione del procuratore regionale Paolo Evangelista in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario) che riguardano "personale scolastico amministrativo” impiegato in diversi istituti sul territorio della Lombardia.
Il caso più eclatante, già emerso l’anno scorso, è stato quello della comasca Viviana Mazzoni, condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia a restituire 247.673,41 euro. Per quasi vent’anni ha insegnato inglese e tedesco in materne, elementari e licei senza averne i titoli, anzi presentandone di contraffatti. E per lo stesso periodo di tempo ha incassato dal ministero delle Finanze e in minima parte dagli istituti scolastici i regolari stipendi da docente. Fino a quando è arrivato il conto salato da pagare.
Non è l’unico caso, perché su un’ottantina di dipendenti pubblici sono in corso "complessi accertamenti" della magistratura contabile per presunti illeciti dalla dinamica analoga.