REDAZIONE MILANO

Rose rosse, papillon e occhiali: a Brera la camera ardente di Philippe Daverio / FOTO

Decine di persone in coda alla Pinacoteca per rendere omaggio all'intellettuale milanese scomparso all'età di 70 anni

La bara di Philippe Daverio accolta a Brera dalla moglie, Elena Gregori

Milano, 3 settembre 2020 - La camera ardente di Philippe Daverio, lo storico d'arte scomparso ieri a Milano, all'età di 70 anni, è stata aperta questa mattina poco dopo le 9:30 alla Pinacoteca di Brera, luogo simbolo della cultura milanese. La bara bianca ricoperta di rose rosse è stata posizionata nella sala della Passione. Sopra il feretro, la vedova, Elena Gregori, ha posizionato la decorazione della legione d'onore, una rosa rossa, un papillon e gli occhiali, segni inconfondibili del suo look.

In coda all'esterno della sala, per entrare a dare l'ultimo saluto all'intellettuale milanese ci sono già decine di persone, che per le norme anti contagio devono entrare scaglionate. Entrando nella sala della Passione si sente in sottofondo la voce di Daverio: racconta una fiaba di Prokofiev. Un grande schermo montato dietro al feretro manda a ripetizione le immagini di Pierino e il Lupo, un concerto per famiglie in forma cameristica che fu eseguito anni fa, nella Pinacoteca di Brera, con il critico d'arte come voce narrante. Su una decina di sedie ben distanziate, le persone che sono venute a dargli un ultimo saluto, ascoltano silenziose. Accanto alla bara con sopra l'inconfondibile papillon giallo e gli occhiali tondi, c'è la corona di fiori inviata dal Consolato francese. Qualcun altro gli ha portato un girasole. All'esterno, cominciano a riempirsi i registri delle firme, gente comune che non lascia dei messaggi: una valanga di grazie. C'e' chi lo ringrazia per la disponibilità, chi per la sua cultura, chi per l'amicizia, chi per il grandissimo amore per Milano.

"Penso non se lo aspettasse nemmeno lui di andarsene, non dico che fosse giovane ma a 70 anni non si é neanche decrepiti e aveva ancora tantissimi progetti, le bozze di tantissimi libri da finire". Cosi Elena Gregori, la vedova di Philippe Daverio ha voluto esprimere la sua commozione arrivando alla Pinacoteca di Brera, dove è stata allestita la camera ardente per l'ultimo saluto al critico d'arte. «Sono distrutta, ci conoscevamo da quando avevo 17 anni, quanto abbiamo litigato - ha aggiunto - però come tutte le persone ingombranti poi mancano molto». «È proprio il caso di dire che non ho parole - ha aggiunto ringraziando per le tante testimonianze, messaggi di cordoglio arrivati e soprattutto per le dimostrazioni di affetto - Di queste sarà contento perché lui in realtà ci teneva, gli piaceva che la folla lo amasse e ne ha avuto delle dimostrazioni, era un uomo speciale, incredibile, aveva una sensibilità al di là del normale per capire le situazioni le persone, era molto generoso disponibile con chiunque gli chiedesse consigli, pareri». «Penso che saranno effettivamente in molti a rimpiangerlo - ha detto ancora - certo per noi a casa è dura». Alla domanda se c'era ancora qualcosa che lui avrebbe voluto fare ha risposto: «Credo ancora tante cose, aveva ancora tantissimi progetti»