Milano – Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha concluso il suo discorso durante la commemorazione della strage di piazza Fontana scandendo al microfono “Viva l’talia antifascista”, riprendendo la frase gridata da Marco Vizzardelli dal loggione della Scala durante la serata della Prima del Don Carlo.
L’attacco a Meloni
Dopo il discorso ufficiale il sindaco si è poi rivolto direttamente alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Quelle che sentiamo – ha detto ai giornalisti che gli chiedevano se la premier dovesse fare qualche altro passo verso l’antifascismo – sono sempre mezze dichiarazioni e credo che sarebbe invece auspicabile una dichiarazione di presa di distanza ma penso che non ci siano grandi spazi”.
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L’anima della città
Nel suo intervento Sala ha ricordato che “Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quattro anni fa, quando è stato a Milano per il 50° anniversario della strage, faceva cenno all'anima di un popolo, di una città. Oggi quell'anima è ancora qua e noi siamo ancora qui ad abbracciarla, a difenderci e a farci forte con lei. E a dire Viva l'Italia antifascista!”.
Allarme in Europa
“Quando ci guardiamo in giro anche nelle nostra cara vecchia Europa – aggiunge Sala – non possiamo dire che non ci siano segnali di fascismo montante. Quindi non dobbiamo drammatizzare, ma dobbiamo responsabilizzare. Per questo non dobbiamo mai finire di ricordare il dramma che il fascismo è stato per il nostro continente”.
Eversione nera
“Non ci sono incertezze sulla provenienza e sul ruolo dell'eversione nera come i giudici hanno ricordato – ha detto ancora Sala – Purtroppo rispetto al corso che avremmo sperato per la giustizia siamo ancora qua anno dopo anno”.
Il dovere della memoria
“Cosa possiamo fare? – ha proseguito il sindaco – Innanzitutto possiamo continuare a testimoniare, insistere, fare memoria e dire che continueremo con qualsiasi tipo di governo a combattere perché giustizia sia fatta. Passano però sempre più anni, rimane una pagina importantissima nel suo dolore per Milano e la giustizia che noi vorremmo ancora non c’è”.
Ferita aperta
Tra gli interventi durante la cerimonia c’è stato quello di Federico Sinicato, presidente dell'Associazione familiari delle vittime: “La strage di piazza Fontana – ha detto – è una ferita ancora aperta sicuramente per Milano. Per quanto si sia ormai chiarito in gran parte quello che è successo, resta una ferita aperta. Per sanare questa ferita intanto si può essere qua il 12 dicembre e fare memoria perché nessuno se ne dimentichi e perché l'Italia non sperimenti più una cosa simile”.
“Ricordiamoci di Rauti”
Sinicato nel suo discorso ha voluto ringraziare i milanesi “che non dimenticano e tutti quelli che non hanno mai dimenticato le responsabilità materiali e politiche della strage. Ricordiamoci però di uomini come Pino Rauti che diceva ‘per noi il nazismo è una religione’. A Rauti hanno dedicato vari convegni e a lui sono stati dedicati, anche alla presenza della figlia sottosegretaria, vari circoli a Milano”.