ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Viaggio in piazza Risorgimento: all’ombra di San Francesco, tra case di lusso e clochard

I volti, le voci e le storie di chi vive intorno allo slargo tra corso Concordia e corso Indipendenza. Dalla storica pasticceria Sissi, al fruttivendolo Leonardo Cangella, passando per la senzatetto Sabine

Piazza Risorgimento

Piazza Risorgimento

Milano – "Taglio giù per piazza Risorgimento: quel mostro di san Francesco grande e grosso, tutto illuminato: le braccia stese in avanti dovrebbe essere per benedire ma sembra che stia invocando lo sa lui che maledizioni. Statua inutile, farebbero meglio a non sprecare tutti quei riflettori". Il protagonista di “Tirar mattina” (1963) di Umberto Simonetta (umorista, commediografo, paroliere, autore e romanziere, scomparso nel 1998) ce l’aveva a morte con il monumento gigantesco (20 metri di altezza) a San Francesco d’Assisi, opera dello scultore Domenico Trentacoste. Ma non è l’unico a cui il santo in bronzo di piazza Risorgimento, realizzato nel 1926 per celebrare il settimo centenario della morte del poverello di Assisi, non faccia impazzire. Troppo lontano, inarrivabile e con l’aggravante di risalire all’epoca fascista.

Eppure ancora oggi, sotto le sue grosse mani benedicenti, si ritrovano quegli umili che il santo sentiva affine a sé. I clochard che gravitano in attesa di entrare nella vicina mensa dei poveri dei francescani in corso Concordia ("la migliore di Milano", dicono). O i rider che attendono le consegne sotto la mega-statua, pregando ogni tanto (ma rivolti verso la Mecca). Poi c’è una donna che se ne sta in disparte. Legge una guida sull’Italia in tedesco ma non è una turista. Si chiama Sabine, ha 60 anni, e il suo racconto fa venire in mente cosa diceva Vitaliano Trevisan del sottoproletariato bianco, "la classe sociale meno protetta di tutte".

"Sono arrivata a Milano quattro mesi fa. Nei primi 15 giorni ho vissuto in ostello, poi sono finiti i soldi che avevo e mi sono ritrovata in strada", racconta la senzatetto. "All’inizio dormivo in zona Stazione Centrale ma è piena di uomini stranieri e strafatti, una donna sa bene cosa rischia. Così mi sono trasferita in San Babila ma dopo le 8 del mattino ti cacciano via perché non vogliono rovinare l’immagine del centro ai turisti. Di giorno rimango in piazza Risorgimento. Se ho provato a chiedere un aiuto? Mi sono rivolta al Centro di via Sammartini ma l’unica cosa che mi hanno saputo dire è di ’tornare al mio Paese che è ricco’, la Germania.

Questa città è dura, spietata". Povertà, solitudine, indifferenza, attorno a stabili esclusivi. Secondo l’Osservatorio di Immobiliare.it Insights, i prezzi nell’area Porta Venezia-Indipendenza superano 7.600 euro al metro quadro, in crescita (a maggio) del 3% rispetto all’anno scorso. I canoni d’affitto lievitano a 25 euro al metro quadro, con un balzo di oltre il 7% negli ultimi 12 mesi.

Il fruttivendolo Leonardo Cangella, 54enne, che possiede l’attività più storica in piazza (aperta dal 1964) fa capire che la rivalutazione immobiliare è diventata questione di multipli. "Alle soglie del 2000 stavo per acquistare un appartamento a 280 milioni delle vecchie lire ma ho rinunciato, ero troppo giovane... Adesso lo stesso è in vendita a 700mila euro. Il valore degli alloggi è cresciuto a dismisura: per fortuna però in zona sono rimasti ancora storici residenti, nostro bacino di clienti. Se ci fossero solo affitti brevi avremmo già chiuso". "Nei weekend d’estate però è difficile batter scontrino. È tutta gente, quella che vive qui, che ha anche la casa al mare o in montagna", osserva l’aiutante Tito Lampetecchia, 66enne.

"Adesso questa piazza si dà un po’ di arie ma quando ho aperto l’attività di fronte c’era uno stabile occupato già dagli anni Settanta. In inverno per riscaldarsi bruciavano oggetti e c’era il via vai di pompieri... Prima di me in questo locale c’era un bar che era pure bisca. Poi c’è stato un incendio doloso ed è rimasto vuoto per tanto tempo, fino a quando ho aperto la mia pasticceria nel 1990. Gli inizi non sono stati facili e non per modo di dire: qui non passava proprio nessuno", ricorda Sissi Zaye, 65enne milanesissima (il cognome è quello del marito senegalese) della storica pasticceria Sissi.

Sissi Zaye della storica pasticceria Sissi con i figli all’interno del locale
Sissi Zaye della storica pasticceria Sissi con i figli all’interno del locale

La svolta col nuovo millennio. L’ex stabile occupato, è quello al civico 8, è stato ristrutturato per ricavarci appartamenti signorili e una boutique. La pasticceria Sissi che oggi conta 20 dipendenti fa sempre il pienone, anche di turisti giapponesi ("quando entrano chiedono tutti la stessa cosa: la brioche farcita con la crema pasticcera", spiega Sissi). Prezzo a cornetto farcito? 2,60. Che è un affare rispetto all’espresso a 2,50 di un altro locale “in" sulla piazza. Non ce l’ha fatta a resistere lì vicino il ristorante dello chef Filippo La Mantia, affossato alla fine del 2020 dalle restrizioni pandemiche. Prima ancora a gettare la spugna negli stessi spazi erano stati il “Gold” di Dolce & Gabbana, la “Tosca” e, tornando indietro nel tempo, il mitico Giggi Fazi che, con le sue pajate e vaccinare romane, è stato un’istituzione. Ma è già arrivato il tempo di mettere a reddito quei locali: sono partiti i lavori di ristrutturazione per aprire un nuovo LaEsse di Esselunga.