ELVIRA GABRIELLA CARELLA
Cronaca

Pietro Genuardi, Milano nel cuore: "Iniziai da grafico al Primadonna. Meravigliosi gli anni ’70 e ’80"

L’ultima intervista al “Giorno“ dell’attore morto ieri all’età di 62 anni a causa di una rara malattia del sangue "Vengo da una famiglia modesta, recitare era l’unico modo per provare a cambiare il mio destino".

Pietro Genuardi, morto ieri a 62 anni

Pietro Genuardi, morto ieri a 62 anni

MILANO

È il confessore laico dei giovani, Armando Ferraris, ne “Il Paradiso delle Signore”, in onda nel pomeriggio su Rai 1. L’attore, Pietro Genuardi, volto noto di soap di successo, presenta i suoi due “Paradisi” del cuore.

Quale personaggio interpretato la rappresenta di più?

"Armando. Per il ruolo, mi sono ispirato a persone conosciute a Milano negli anni ’60, gli operai, che vedevo partire con la schiscetta, per andare a lavorare in fabbrica o nei cantieri. Le sue caratteristiche sono a me più consone per affezione e mi appartiene anche il suo buon cuore. Sono sempre prodigo nei confronti degli altri ed evito di agire con cattiveria, prevalente, soprattutto ora, in gran parte degli individui".

Cioè?

"Cerco di non ottenere risultati solo attraverso il denaro o di avere come unico scopo un successo, indipendentemente dai cadaveri calpestati. Il denaro una volta era necessario per sopravvivere, oggi per avere il superfluo".

Cosa le piace ancora di Armando?

"Le attenzioni dedicate ai giovani. Partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale, ha affrontato i problemi veri. Ora vive il periodo del boom economico, della ricostruzione e si rende conto che i ragazzi, che lo circondano, hanno uno spirito diverso dal suo, che è un po’ legato atavicamente al suo passato. Essi hanno la volontà di sfondare in modo giusto, di fare il salto di classe e di riappropriarsi della loro vita. E si affidano ad Armando, che dà loro consigli o si permette di criticare certe scelte".

Un consiglio per un giovane di oggi?

"È un po’ strano, perché in contrasto con quanto appena detto. Purtroppo oggi, anche se il capitalismo è concetto desueto, bisogna avere i soldi in tasca per gestirsi la vita e non fallire. Il denaro, però, dipende da come lo si usa ed esibisce".

È un noto attore. Questo sognava da bambino?

"Venendo da una famiglia molto modesta, pensavo che fosse l’unico modo per uscire da una situazione abbastanza tradizionale. Però, non avrei mai immaginato di arrivare a questo punto. Avevo un figlio e optai per le soap, consapevole che avrei percorso una certa direzione".

Com’era?

"Abbastanza introverso. Stavo volentieri da solo, come oggi. Ero negato a giocare a pallone. Quando si formavano le squadre, ero sempre l’ultimo ad essere scelto; quindi, 11 e 11 facevano 22 ed io ero il numero 23. Perché venivo coinvolto? Solo perché avevo il pallone di cuoio. Ero un incapace dal punto di vista del football, perciò me lo ero fatto regalare e, essendo l’unico ad averlo, mi dovevano far giocare per forza".

Ricordi legati a Milano.

"Nel ‘78-‘79 fu aperto il Primadonna, il primo locale gay di Milano, ma era poi un centro di incontro. Vi lavoravo la sera come lay designer e con Tony Carrasco, uno dei dj dello Studio 54 di New York. C’era il gotha della gente. Trascorrevo le giornate tra il bar Le Tre Gazzelle di Corso Vittorio Emanuele, il locale, il laboratorio odontotecnico. Mio padre era disperato. Ogni sera fortunatamente con una donna diversa in un residence diverso. Questi sono i ricordi straordinari della mia Milano da bere, nel periodo craxiano, che per chi l’ha vissuta era fantastica, ma con tutte le conseguenze...".

Milano ieri ed oggi.

"Dal punto di vista urbanistico e architettonico è meravigliosa. Amo lo stile umbertino del Centro, ma adoro Isola, la zona dell’ex Fiera… Mi fa specie, però, che mentre intorno agli anni ’70-‘75 il pericolo esistente era dettato dalle fazioni politiche e bisognava stare molto attenti alle zone frequentate e a come si era vestiti, adesso la delinquenza è diventata più pericolosa, perché non la si sa distinguere. Sono un po’ demoralizzato per la mancanza di sicurezza. Non si elimina il cancro togliendo solo la massa tumorale…".

Rifacendosi alla soap, Milano, però, è un Paradiso…

"Lo sarà sempre. È la città più mitteleuropea in Italia, che come il Re Mida ha la capacità di far brillare qualsiasi cosa che vi si produca. Favolosa per idee e innovazione. È necessario che esista, per poter capire le varie differenze nella nostra Penisola, purché vi si possa vivere in pace e armonia".

Elvira Carella