STEFANO
Cronaca

Pignoramento dei mobili? Una paura atavica e spesso immotivata

Pillitteri Mi scrive una lettrice cui è stato notificato un precetto. È molto preoccupata di subire un pignoramento mobiliare a...

Pillitteri Mi scrive una lettrice cui è stato notificato un precetto. È molto preoccupata di subire un pignoramento mobiliare a...

Pillitteri Mi scrive una lettrice cui è stato notificato un precetto. È molto preoccupata di subire un pignoramento mobiliare a...

PillitteriMi scrive una lettrice cui è stato notificato un precetto. È molto preoccupata di subire un pignoramento mobiliare a casa sua. Mi chiede come “difendere” i suoi beni. Si tratta di un timore che, in realtà, risponde più a una radice atavica che alla realtà odierna. L’immagine dell’ufficiale giudiziario che ti viene a casa e ti inventaria sedie, armadi e televisori, evidentemente, è rimasta nell’immaginario collettivo. In realtà, negli ultimi due decenni, i pignoramenti di “beni e arredi” presso la dimora del debitore sono diventati un’autentica rarità. E per un motivo molto semplice. Il valore dell’usato, per quanto riguarda mobili, suppellettili e, in genere, ciò che è dato trovare in una casa normale è crollato. Esistono svariati siti in cui la mobilia viene letteralmente “regalata”. È sufficiente che il beneficiario si accolli il costo di smontaggio e trasporto. Addirittura vengono “regalati” anche i pianoforti. Certo, se uno ha in salotto uno Steinway gran coda le cose cambiano. Così come per tutto ciò che è di valore e non può essere temporaneamente trasferito altrove. Ma senza beni di lusso (di cui il creditore può supporre l’esistenza), il rischio pignoramento è prossimo allo zero. Nel caso si deve sapere che vige la presunzione che tutto ciò che si trova dove abita il creditore sia di sua proprietà. Non può essere fornita prova contraria testimoniale. Ma solo documentale “con data certa”. Nell’era analogica si usava scrivere dichiarazioni di cessione da parte di parenti o amici, piegare e pinzare il foglio, scrivere l’indirizzo sulla facciata in bianco e spedire una raccomandata all’indirizzo debitore. Così aveva in mano un documento con data anteriore al pignoramento “certificata” dall’ufficio postale. A tutti gli effetti quel bene risultava non suo e, quindi, impignorabile. Oggi si può fare la stessa operazione via pec. Ma deve trattarsi di vero lusso. Altrimenti nessun timore.