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Pioltello, bomba davanti a Palazzina: minacciato un testimone dell'accusa

Indagato un altro componente della famiglia Manno

Esplosione davanti a una palazzina a Pioltello

Pioltello (Milano), 11 otttobre  2018 - Un testimone dell’inchiesta sulla bomba esplosa esattamente un anno fa a Pioltello, davanti alla porta di ingresso dell’abitazione di un operaio ecuadoriano, avrebbe subìto delle minacce. È emerso nella prima udienza, che si è tenuta nei giorni scorsi, del processo abbreviato a carico di otto imputati, tra cui Roberto Manno, figlio del presunto boss della ‘ndrangheta Francesco Manno e arrestato nel novembre del 2017 per l’attentato dinamitardo compiuto, secondo le indagini dei carabinieri e del pm della Dda Paolo Storari, per un prestito a tassi d’usura non restituito; un attentato che provocò seri danni a una parte della palazzina nel Comune dell’hinterland milanese.

Per quelle minacce verbali, ricevute il 20 settembre scorso (il giorno prima dell’udienza) da un parente di uno degli imputati del processo, è indagato, da quanto si è saputo, Giuseppe Manno, altro componente della famiglia Manno, che è stato interrogato ieri dagli investigatori. A fine novembre del 2017, erano stati arrestati anche Manuel Manno, cugino di Roberto, Fabrizio Gambardella e Francesco Pentassuglia, accusati, a vario titolo, di estorsione, usura e violenza privata. A febbraio del 2018, poi, sempre nello sviluppo delle indagini sulla bomba, erano stati arrestati pure Filippo Manno, Maurizio Schiraldi, Massimo Signorelli e Alessio De Biasi, accusati, a vario titolo, di detenzione e porto di materiale esplodente aggravato dal metodo mafioso, porto e vendita illegale di armi e furto. Il processo per gli otto imputati dovrebbe arrivare a sentenza davanti al gup l’8 novembre.