Milano, 18 luglio 2020 - È probabile che sul banco degli imputati finiranno solo gli uomini di Rete ferroviaria italiana (Rfi). Per il disastro di Pioltello, il treno deragliato due anni e mezzo fa con tre passeggere morte per colpa di un pezzo di binario rotto, la Procura ha chiesto infatti di poter processare nove persone. Sono tutti manager, tecnici e dipendenti della società pubblica che cura la manutenzione della rete ferroviaria in tutto il paese. Con la richiesta di rinvio a giudizio sono usciti di scena sia gli ex vertici Trenord (che si occupa dello stato dei convogli) che quelli dell’Agenzia nazionale di sicurezza ferroviaria (Ansf), che opera i controlli sulla rete.
I pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, hanno chiesto che vengano processati per disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime e svariate violazioni delle norme sugli infortuni sul lavoro, l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile, con i manager e i dirigenti incaricati della manutenzione della tratta lungo la quale il 25 gennaio del 2018 deragliò il treno dei pendolari Cremona-Milano causando la morte di tre donne e il ferimento di altri 98 passeggeri. A loro si aggiunge la stessa Rfi imputata in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle imprese.
La stessa Procura ha chiesto invece al gip (cui spetta l’ultima parola) che vengano archiviate le posizioni di Cinzia Farisé e Alberto Minoia, all’epoca dei fatti amministratore delegato e direttore operativo di Trenord (società proprietaria del treno), nonché quelle di Amedeo Gargiulo e Giovanni Caruso, già direttore e responsabile dell’ispettorato dell’Agenzia. La causa dell’incidente fu la rottura di un giunto dei binari che era difettoso da mesi senza che fosse stato sostituito con urgenza.