Gli operai manutentori avrebbero potuto evitare il disastro ferroviario di Pioltello, nel Milanese, dove il 25 gennaio del 2018 morirono tre persone e altre 200 rimasero ferite. Da parte loro, però, ci sarebbe stata un'attività "deviata, elusiva".
È quanto sostiene l'avvocato Ennio Amodio, difensore di Rete ferroviaria italiana, sottolineando in uno dei passaggi della sua arringa che "la pubblica accusa dice che i manutentori sono dei 'peones', che nessuno li ha istruiti e che sono stati mandati allo sbaraglio. Ma c'è una norma che dice esattamente il contrario. Tutti i manutentori - ha spiegato - se avvertono un danno o un'anomalia hanno il potere di intervenire e chiedere la sospensione della circolazione nell'area". Il legale ha inoltre parlato di "una situazione di ribaltamento dei piani di responsabilità". I manutentori "conoscevano bene ciò che andava fatto, ma per varie ragioni si sono spostati dalle procedure di sicurezza di Rfi". Come ha spiegato Amodio anche ai giornalisti in una pausa dell'udienza, secondo la sua tesi loro "non hanno visto quello che dovevano vedere e non hanno comunicato il risultato delle loro visite. I capi - ha detto - sono stati all'oscuro e non si è potuto realizzare quello che era stato già programmato, cioè la sostituzione del giunto che avrebbe salvato le tre sventurate passeggere della carrozza 3". La società, inoltre, ha detto il legale nell'arringa, non avrebbe avuto alcun "vantaggio economico" né "interesse" nell'evitare di compiere le necessarie attività di manutenzione.
Alla scorsa udienza i pm di Milano Leonardo Lesti e Maura Ripamonti hanno chiesto cinque condanne, tra cui 8 anni e 4 mesi per l'ex ad di Rfi Maurizio Gentile e per l'ex direttore di produzione Umberto Lebruto. Per la stessa Rete ferroviaria Italiana l'accusa ha chiesto la condanna a 900mila euro di sanzione pecuniaria. La difesa propone invece l'assoluzione.