Dietro i numeri, il bilancio dei morti e dei feriti sul lavoro, ci sono vite spezzate, famiglie distrutte, esistenze da ricostruire.
Secondo i dati Inail, aggiornati al 30 giugno, in Lombardia le denunce di infortunio dall’inizio dell’anno sono state 57.265 (lo 0,69% in più rispetto allo stesso periodo del 2023), di cui 86 con esito mortale (+3,61%). Sono inoltre 2.052 le tecnopatie denunciate, in calo dello 0,87%. L’ultima tragedia a Monza, dove un operaio egiziano di 22 anni è rimasto incastrato in un nastro trasportatore per la compattazione dei rifiuti e ha perso la vita. Era regolarmente inquadrato con un contratto di somministrazione temporaneo, attraverso un’agenzia esterna. Una forma contrattuale sempre più diffusa che, soprattutto sulle basse qualifiche, apre ulteriori incognite sulla formazione anti-infortunistica.
"Salute, sicurezza, formazione – evidenziano Massimiliano Turano segretario generale Uiltemp Lombardia ed Enrico Vizza, segretario generale Uil Lombardia – non possono essere solo temi di facciata, ma devono essere il caposaldo culturale, sociale del nostro Paese. Confidiamo nelle indagini della magistratura e chiediamo una maggiore attenzione sulla tutela dei lavoratori. Un lavoratore neoassunto deve necessariamente essere formato e affiancato prima di poter espletare in sicurezza un’attività lavorativa. Bisogna mettere al centro la sicurezza e tutela del lavoratore e non le logiche capitalistiche del profitto". Il sindacato ha chiesto intanto un incontro con le direzioni della Corioni, l’azienda monzese dove è avvenuto l’incidente, e dell’agenzia interinale Lavoro Group.
Il diffondersi dei contratti di somministrazione rischia di aumentare i rischi, perché la legge impone una formazione che in pratica l’agenzia interinale non può dare pienamente, anche perché ogni impresa spesso ha i suoi macchinari specifici. Una riflessione messa sul tavolo da Roberto Pessi, giuslavorista e professore della Luiss. "Alcuni macchinari appartengono al regno particolare di quell’azienda – spiega – ed è qui che nasce l’inghippo: chi si assume l’onere di addestrare l’operaio?". La teoria vorrebbe che fosse l’agenzia di somministrazione a prendersi cura della formazione, garantendo che il lavoratore arrivi già pronto e preparato. Ma questo stride con la realtà. "Troppo spesso – sottolinea Pessi – la palla passa all’azienda utilizzatrice, che si ritrova con un lavoratore da formare in fretta e furia, perché il tempo è denaro, e quando si parla di contratti temporanei di pochi mesi quel tempo è ancora più prezioso". Quando un lavoratore mette piede in azienda, invece, deve essere messo in condizione di operare senza rischi: "Non basta un corso generico, buono per tutte le stagioni, ma serve una preparazione proporzionata alla complessità del macchinario che l’operaio dovrà maneggiare". È la seconda tragedia nell’arco di pochi mesi, altro tema aperto, ad avere come teatro un’azienda che si occupa di trattamento dei rifiuti. Lo scorso aprile il 23enne Hassan Mohamed Hamed Khalid, ha perso la vita stritolato da una macchina sminuzzatrice nella fabbrica Convertini di Cusago. Anche lui era egiziano, così come sono nate all’estero tante delle vittime, arrivate in Italia con il sogno di trovare un lavoro e costruirsi un futuro.
Andrea Gianni