Milano – In una città dove il prezzo medio della margherita sfiora gli 8 euro, ma dove per la più semplice delle pizze si posso pagare anche 16 euro, come nel caso di Crazy Pizza di Flavio Briatore in zona Moscova, esistono posti dove la pizza napoletana è autentica anche nel prezzo.
“Prima del Covid era 4,50”
In zona Conca del Naviglio, nella piccola via Alessi, c’è per esempio la Pizzeria Daniele, nel cui menù la margherita costa 5,50 euro. Un piccolo record per Milano. “E fino a poco fa il prezzo era 4,50. Il Covid e tutti gli aumenti che sono seguiti ci hanno costretto ad alzarlo”, dice Bruno Daniele, titolare del locale insieme alla moglie Carmela.
“Una scelta – spiega Daniele – che riduce i margini di guadagno ma che i clienti apprezzano. Pur essendo una via piccola e non di passaggio, non ci possiamo proprio lamentare: la sera il locale è pieno”.
La dinastia di pizzaioli
Bruno Daniele ha 54 anni, è nato a Napoli, ma si è trasferito a Milano quando aveva 24 anni per fare il pizzaiolo. “Aprire una pizzeria a Napoli è davvero difficile. Per questo appena ho potuto sono venuto a Milano e ho iniziato a lavorare nella pizzeria di mio zio”. Quella di Daniele è infatti una dinastia di piazzaioli, che tra gli esponenti più illustri vanta Ciro Salvo della Pizzeria 50 Kalò, nel quartiere Mergellina di Napoli, una delle più famose del capoluogo partenopeo. Una dinastia che ha già una nuova generazione di eredi, visto che il figlio di Daniele ha già aperto un suo locale, Daniele 2, a Quinto Romano (in via Chiostergi).
Incubo Navigli
"Ho iniziato da mio zio, ma appena ho potuto ho aperto un locale mio sui Navigli. Però la situazione era ingestibile: sui Navigli, soprattutto la sera, succede sempre qualcosa di brutto. Tenere un locale è difficile, così appena ho potuto ho preso questo posto in via Alessi, piccolo, tranquillo. Era una pizzeria d’asporto, l’ho fatta diventare una pizzeria vera. Ora abbiamo circa 60 coperti”.
Pizza gourmet? No grazie
Dalla “scuola di famiglia” Daniele ha imparato l’amore per la tradizione e la diffidenza verso le mode pizzaiole che imperversano soprattutto a Milano. “Io alla pizza gourmet non ci credo. La pizza è una: a’ rot e carrett (ruota di carro). Grande, che sborda un po’ da piatto, soffice e con il cornicione non troppo alto. E poi l’attenzione alle materie prime, dalla farina agli ingredienti. Io, per esempio, il fior di latte e la bufala le compro a Napoli, costano di più ma la qualità è garantita. Quando vedo pizze che costano 15 euro mi viene da ridere, soprattutto perché spesso ingredienti normalissimi, vengono spacciati per specialità molto ricercate”.
Il caso ananas
Tradizione e semplicità quindi ma anche qualche concessione: “Ai clienti piace molto la nostra pizza con il cornicione ripieno – dice Daniele – E in menù ne abbiamo addirittura di 7 tipi. Un’altra pizza molto richiesta è quella metà calzone e metà pizza normale. Gli ingredienti sono tutti quelli tradizionali, friarielli, provola, salame Napoli”. Insomma, le “pizze fighette” nel locale di Bruno Daniele non hanno spazio. “Qui da me, nonostante gli annunci e la pubblicità sui giornali degli ultimi giorni, la pizza con l’ananas non lo troverete mai”.