Milano, 30 agosto 2018 - Trasformare il carcere dell’Asinara in «luogo della memoria» per sviluppare una coscienza civica, all’interno di un piano di rilancio dell’isola. Sono le premesse della collaborazione Sassari-Milano e di una storia che stanno iniziando a scrivere l’Ente Parco dell’Asinara e il Politecnico. Il primo nel mese di maggio ha scritto al gruppo di ricerca “Aimac” del dipartimento di Architettura e Studi urbani, specializzato anche nella valorizzazione del cosiddetto “patrimonio difficile”.
Parco e Politecnico hanno già creato pannelli informativi e un fotolibro per raccontarne la storia ai visitatori con l’intervista all’ispettore di polizia penitenziaria Gianmaria Deriu.
Ci sono alcuni nodi da sciogliere per la riapertura: «Serve un intervento urgente di messa in sicurezza – sottolinea Lanz –. La ristrutturazione risale agli anni Ottanta, ma la struttura oggi è in stato di abbandono. Il cemento armato è in fase di carbonatazione». La struttura è di proprietà della Conservatoria delle Coste, oggi in liquidazione, l’idea è che sia l’Ente Parco a prenderla in custodia insieme alla Regione, inserendola in un percorso storico e naturalistico. Anche le guide hanno ribadito il crescente interesse dei turisti per la realtà carceraria. Una volta raggiunto l’accordo con la proprietà, si aprirà un tavolo scientifico, per costruire il programma curatoriale e capire come raccontare la storia di Fornelli. «Non per sfruttare l’aspetto voyeuristico e macabro – ribadisce la professoressa –. Questo carcere ha un potenziale: può sviluppare coscienza civica e aiutare ad affrontare un capitolo molto poco ribattuto e interiorizzato, per la costruzione del futuro». Potrebbero convergere lì anche gli archivi originari dell’Asinara. «Migliaia di fascicoli – spiega Congiatu –, migliaia di storie, di chi ha commesso reati, vittime, giudici». Da conoscere.