Ha raggiunto 285 chilometri orari, guidata da un pilota-robot, con la nebbia fitta e il buio, senza supervisore umano a bordo. Un nuovo record è firmato dal team PoliMove del Politecnico di Milano, questa volta non con un’auto da corsa ma di serie. Una Maserati MC20 Coupé. "Non avevamo previsto una nebbia padana così, che non si vedeva da tempo. Ma il risultato, a condizioni estreme, è stato ancora più significativo", ammette Sergio Matteo Savaresi, responsabile scientifico del progetto e direttore del Dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria. Il progetto è sostenuto dal “Most“, Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile. Il comportamento del robot-driver era già stato studiato a “velocità da Codice della Strada“ durante le ultime due edizioni della 1000 Miglia.
Qual è l’obiettivo di quest’ultimo progetto?
"Sempre la mobilità sostenibile. L’anno prossimo lanceremo una serie di progetti per agevolare la mobilità del futuro, che sarà elettrica e condivisa: è la nostra stella polare. E la tecnologia della guida autonoma è un abilitatore. Con questi test ne esploriamo i limiti per renderla più affidabile e sicura. Il piano si chiama Aida - Artificial Intelligence Driving Autonomous. Sotto la sua ala abbiamo anche performance ad alta velocità e iniziative di competizione. L’idea è ottenere risultati tecnici quando facciamo test a 300 chilometri all’ora che poi riutilizzeremo quando andremo a 30 all’ora. Per la prima volta abbiamo utilizzato un’auto di serie, potente, equipaggiata con la nostra tecnologia".
Cosa si impara?
"Tantissime cose: i limiti, i tempi di reazione, il controllo delle abilità in casi estremi".
In questo caso con la nebbia fitta.
"Sì. Non è stato voluto, ma va bene così. Eravamo sulla pista dell’aeroporto dell’Aeronautica militare di Piacenza. Abbiamo raggiunto la maggiore velocità di un’auto di serie guidata da un pilota di intelligenza artificiale".
Un altro record.
"A Cape Canaveral nel 2022 abbiamo strappato il record assoluto con un’auto da corsa (309 chilometri orari, ndr), che deteniamo ancora. Questo risultato in condizioni complicate dimostra che la tecnologia non ha bisogno degli occhi come li intendiamo noi. I laser al buio, con la nebbia o con il cielo terso “vedono“ ugualmente bene. Certo, emotivamente è stato impressionante: noi vedevamo solo un puntino muoversi sul computer".
Quando avete strappato il record assoluto c’era alla guida il pilota di intelligenza artificiale Ascari. Che fine ha fatto?
"Si è evoluto. Oggi è diventato una start-up formata dagli allievi del primo team, sviluppa tecnologie che vengono usate in pista sulle auto sportive. Il nostro nuovo pilota è stato ribattezzato Aida, come il progetto: ne abbiamo due, in realtà, uno più bravo ad altissime velocità e uno più attento alla guida. Entrambi si passano le informazioni e migliorano sempre più".
A che punto siamo? Quando vedremo le auto a guida autonoma sulle nostre strade?
"Ci sono le Waymo di San Francisco, diventate attrazione turistica, Tesla ha lanciato i suoi robot-taxi, ci sono altri prototipi in Cina già operativi. Noi vorremmo affrontare una sfida: dare all’Italia una sua tecnologia di guida autonoma, con un percorso diverso da quello che stanno facendo gli altri. Sarà più semplice, mirato, smart. Originale e meno costoso. Non possiamo dire molto, ma diamo l’appuntamento all’anno prossimo. Ci saranno da affrontare i temi della sicurezza, dei finanziamenti, delle norme. Ma i tempi sono maturi".