
Il rettore del Politecnico Ferruccio Resta davanti alla parete con i nomi di tutti i donatori dell’università
Milano, 19 febbraio 2019 - «Gli alumni rappresentano un asse fondamentale. Ma il cammino è ancora lungo: si deve fare di più per fidelizzare i laureati di oggi». Così Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, ricorda la grande comunità rappresentata dagli ex studenti ma anche la sfida. Alle sue spalle c’è un muro con i nomi dei donatori dell’ateneo, ai quali è dedicata un’aula intera. «Raccogliamo più di un milione e mezzo di euro all’anno, di cui un milione di donazioni dirette e 500mila euro con il 5x1000. Ci sono storie bellissime fra chi ha voluto donare cifre significative, devolute in borse di studio, progetti infrastrutturali, qualità degli spazi, disponibilità di tempo come tutor e quant’altro – spiega il rettore - ma dobbiamo fare di più e ritrovare lo spirito di appartenenza. Far capire agli studenti che se troveranno grandi soddisfazioni nella loro vita professionale è anche perché il loro Paese e il loro ateneo hanno investito risorse importanti per la loro formazione. Perché non restituirne una parte?».
Come hanno fatto alcuni di quei nomi incisi alla parete. Fra loro c’è Guglielmo Fiocchi, laurea in Ingegneria aerospaziale nel 1986, una carriera ai vertici di diverse multinazionali quotate, da Pirelli a Sogefi. «A un certo punto mi sono chiesto come potevo rendere indietro qualcosa di questi 30 anni di carriera - spiega - perché ho avuto capi bravissimi, voglia di imparare, ma tutto è partito dal Politecnico, che mi ha dato un’impostazione mentale. È nel “Board” degli Alumni, investe ogni anno: ha messo a disposizione oltre a risorse, tempo ed esperienza.
«È il mio modo di dire grazie - continua Fiocchi-. Siamo accanto a ragazzi bravissimi, che hanno il futuro nelle loro mani, dobbiamo insegnare loro responsabilità sociale e a non sprecare l’eccellenza». Quattro generazioni di Politecnici i Fiocchi: dal nonno Piero Angelo, laurea al Polimi nel 1921, a suo figlio. «Per me il Politecnico è casa ed è sempre più internazionale». Risponde dall’università di Berkeley il professore Alberto Sangiovanni-Vincentelli: il suo viaggio è cominciato dalla laurea in ingegneria elettronica al Politecnico nel 1971, dal ’75 si è trasferito negli Usa. «Ma in fondo non ci si stacca mai - ricorda lui, che fa parte dell’Advisory board -. Negli Stati Uniti il legame con l’università in cui ci si è laureati è molto comune. Il gruppo di Alumni è una fortissima leva per l’università, sia dal punto di vista del supporto, sia per le donation. Purtroppo in Italia questa tradizione di dare indietro quello che si è ricevuto non si fa. Ed è un peccato, una perdita di risorse notevole. Sarebbe bene che gli alunni si sentissero più legati alla loro Alma Mater».