Oltre ai danni, la beffa. Potrebbe essere questo il titolo dell’episodio segnalato dal Sap, il sindacato autonomo di polizia, riguardante la fine della manifestazione di Torino a sostegno di Alfredo Cospito, in cui si è assistito a violenti scontri fra anarchici e agenti.
In servizio c’erano gli operatori del reparto mobile di Milano che, a detta dei loro rappresentanti, sarebbero stati lasciati senza cena, avendo trovato la mensa della questura di Torino chiusa, al loro rientro dopo una giornata sicuramente impegnativa.
La denuncia del Sap
Quella organizzata nel capoluogo piemontese, dice il segretario generale del Sap Stefano Paoloni, è stata “una manifestazione difficile dove sono stati esplosi oltre 100 lacrimogeni per disperdere la folla di antagonisti violenti”. Gli agenti, si legge ancora nella nota firmata dal numero uno del sindacato autonomo, “sono stati impegnati in un servizio molto delicato, pericoloso e faticoso”.
Una giornata intensa, che ha visto anche due poliziotti restare feriti, “al termine del quale per oltre 100 colleghi del reparto di Milano” è giunta anche “una brutta sorpresa: non potete cenare”.
Cosa è successo
Così riassume gli avvenimenti post-manifestazione il segretario del Sap. “Per questi colleghi era prevista la cena prima di rientrare in sede a Milano – afferma – ma la mensa ha chiuso puntuale alle 20.30, mentre il servizio è terminato circa un’ora dopo. Nessuno li ha aspettati”.
Da qui parte l’attacco ai responsabili della polizia piemontese, che va a configurare uno scontro interno al corpo. “Il trattamento riservato dalla questura di Torino ai colleghi del reparto mobile è inaccettabile – attacca Paoloni – Dopo ore di lavoro faticose e rischiose i colleghi sono stati lasciati a digiuno e sono stati fatti rientrare a Milano dopo le ore 22 senza un pasto caldo e nessun risorto. Per rimediare ai colleghi è stato consegnato un ticket pasto di 7 euro praticamente inutilizzabile al momento”.
Lacuna “inaccettabile”
Riflessione finale sul mestiere di agente e sulle esigenze irrinunciabili. “Le condizioni difficili di servizio – chiosa il rappresentante sindacale - sono un fattore intrinseco della nostra professione ma la mancanza di attenzione nella cura del personale è inaccettabile. Ristoro e recupero psicofisico sono elementi fondamentali per il buon andamento del servizio e per non esporre i colleghi a rischi non dovuti”.