Milano, 16 gennaio 2025 – Una condanna a 13 anni e 4 mesi di reclusione per Hasan Hamis, il 37enne marocchino irregolare che la sera dell'8 maggio dello scorso anno, alla stazione di Lambrate, tentò di uccidere a coltellate il viceispettore della Polizia Christian Di Martino, che riuscì a salvarsi grazie all'intervento dei colleghi e a delicate operazioni chirurgiche all’ospedale Niguarda. Èquesta la richiesta della pm di Milano Maura Ripamonti.
La gup Silvia Perrucci, nel processo con rito abbreviato che arriverà a sentenza il 23 gennaio, ha respinto una richiesta della difesa di perizia psichiatrica ritenendo Hamis non afflitto da patologie psichiatriche, mentre il poliziotto, assistito dall'avvocato Massimo Del Confetto, si è costituito parte civile.
Il 37enne è accusato di tentato omicidio, resistenza, lesioni nei confronti di altri due agenti, porto del coltello (lungo 30 centimetri con lama di 20) e false attestazioni sull'identità, perché in occasione dei vari controlli delle forze dell'ordine negli anni si era presentato con 22 alias diversi. Poi, gli vengono contestate anche le lesioni ai danni di una donna che quella sera venne colpita alla testa da “sassi” presi “dalla massicciata ferroviaria” e che il 37enne lanciò dall'alto su una via adiacente alla stazione. E pure quella di “attentato alla sicurezza dei trasporti”, perché scagliò quelle pietre contro “treni in movimento”. Infine, è imputato pure per danneggiamento di un treno regionale.
Hamis, davanti al gip Lidia Castellucci dopo l'arresto, si era difeso così: "Non ho visto che erano poliziotti, mi hanno puntato una luce contro (...) Non volevo fargli male”. Dichiarazioni che, in sostanza, ha ripetuto oggi chiedendo anche “scusa per il gesto”, come ha chiarito l'avvocato Bacicca, e ribadendo che “lui pensava che non fossero agenti, ma i suoi persecutori” e che abusava di Rivotril, ossia benzodiazepine.