Milano – Un agente a rischio sanzioni. E un’indagine appena aperta per identificare sia l’autore della scritta contro la premier Giorgia Meloni sia gli altri antagonisti che hanno preso parte a danneggiamenti e scontri. Gli strascichi dell’ultimo corteo pro Palestina si stanno sviluppando su due fronti. Il primo riguarda le polemiche innescate dal video che mostra il giubbotto indossato sabato pomeriggio da un poliziotto in borghese, in servizio in un commissariato cittadino e impegnato nel dispositivo di ordine pubblico schierato durante la manifestazione con circa 15mila persone: sulla parte posteriore campeggiavano un’aquila bianca e la scritta “Narodowa Duma”, l’equivalente italiano di “Orgoglio nazionale” che in Polonia è associato a movimenti di estrema destra. A tal proposito, la Questura guidata da Bruno Megale “sta approfondendo la vicenda per poi valutare eventuali responsabilità disciplinari”.

Le reazioni
“È un fatto gravissimo che non può essere sottovalutato dal ministro dell’Interno Piantedosi e su cui si deve arrivare a chiarire ogni aspetto dell’accaduto e assumendo, se necessario, i provvedimenti del caso”, la presa di posizione di Matteo Mauri, responsabile nazionale Sicurezza del Partito democratico. “I poliziotti non vogliono i numeri identificativi sui caschi e sulle divise per fare quello che gli pare, ma soprattutto per non essere riconosciuti: chi garantisce l’ordine pubblico deve essere riconoscibile e, soprattutto, non può utilizzare indumenti non regolamentari”, ha attaccato il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, che insieme ai senatori Tino Magni e Ilaria Cucchi ha presentato un’interrogazione urgente a Piantedosi e al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il fascicolo
Intanto la Procura ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per l’ipotesi di reato di “violenza o minaccia a un corpo politico” per la scritta “Spara a Giorgia” comparsa sulla vetrina della filiale Banco Bpm di piazzale Lagosta durante il passaggio del corteo in zona Isola. Con ogni probabilità, l’autore faceva parte del gruppo di quaranta anarchici, vestiti di nero e a volto coperto, che tra via Gioia e via Farini hanno danneggiato gli ingressi di Starbucks, Unicredit e Carrefour e bruciato la telecamera del Banco Desio di via Traù. In una tranche dell’inchiesta, condensata in un’informativa della Digos trasmessa ieri all’aggiunto Eugenio Fusco, sono stati iscritti nel registro degli indagati sei giovani di età compresa tra 18 e 29 anni, fermati a valle degli scontri di piazzale Baiamonti: sono tutti accusati di resistenza a pubblico ufficiale (con la nuova aggravante del decreto Sicurezza); di loro, uno è stato denunciato anche per danneggiamento e uno per possesso di un coltello a serramanico.