MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Polveriera Beccaria. La rivolta dei detenuti. Il cappellano don Gino: "I soliti a fomentare"

Cinquanta ragazzi asserragliati nella struttura dopo i controlli antidroga. Nessun ferito ma ora si prospettano trasferimenti per i responsabili. Il 7 maggio scorso l’ultima protesta con materasso bruciato in cella. .

Polveriera Beccaria. La rivolta dei detenuti. Il cappellano don Gino:: "I soliti a fomentare"

Polveriera Beccaria. La rivolta dei detenuti. Il cappellano don Gino:: "I soliti a fomentare"

Non c’è pace per il carcere minorile Beccaria, un luogo di detenzione che sembra sempre più una polveriera. E “l’esplosione“ non è una rarità. L’ultima, ieri pomeriggio, si è materializzata con una rivolta: ancora da capire cosa abbia scatenato la rabbia dei detenuti, anche se al momento sembra che tutto sia nato da controlli antidroga con unità cinofile: un ragazzo sarebbe stato trovato in possesso di alcune dosi di stupefacente e mandato in isolamento. Da qui i malumori degli altri reclusi: circa 50, attorno alle 15.30, sono usciti dalle salette comuni e dalle camere di pernottamento barricandosi dentro la struttura e impedendo l’accesso agli agenti di polizia penitenziaria minacciando pure azioni violente. L’inizio della rivolta. A quel punto è scattata la richiesta di aiuto e in via Calchi Taeggi sono intervenuti diversi equipaggi della polizia di Stato, con decine di agenti in tenuta antisommossa. Circondato anche il perimetro esterno del penitenziario per monitorare la situazione in ogni angolo ed evitare evasioni. Dopo tre ore, alle 18.30, la situazione è tornata alla normalità. Nessuno è rimasto ferito ma sono in corso le indagini per accertare le responsabilità. Dopodiché, ci saranno dei trasferimenti. La Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, è stata subito informata e a quanto emerso non risulterebbero danni a strutture, incendi o feriti.

Don Gino Rigoldi, storico cappellano del Beccaria, conferma: "Oggi c’è stata una visita con i cani antidroga, allora è scattata la protesta. Sono sempre tre o quattro che fomentano, si fanno forza dicendosi e gli altri gli vanno dietro". Non c’è pace, si diceva, per un carcere che fino a pochi mesi fa non aveva neppure un direttore fisso (ora c’è: Claudio Ferrari), che soffre la carenza di personale, soprattutto sul versante educativo, e dove i lavori per riqualificare un’ala sono durati anni. Nei mesi scorsi la capienza era quasi raddoppiata, e il carcere è arrivato a ospitare 70 ragazzi. "Adesso – fanno sapere alcuni addetti – sono meno, tra i 50 e i 60". Diminuiti per facilitare la gestione della struttura, già complessa. Non c’è pace. Un mese e mezzo fa il Beccaria era stato travolto dall’indagine della Procura su presunte torture e aggressioni ad alcuni giovani detenuti che ha portato all’arresto di tredici agenti di polizia penitenziaria e alla sospensione dal servizio per altri otto. Poi, il 7 maggio, un materasso bruciato era stato il preludio di una rivolta (l’ennesima) con insulti e minacce rivolti pure ai sanitari intervenuti. Quattro ore ad altissima tensione. Non solo: nei giorni scorsi uno dei detenuti, definito “psichiatrico“ avrebbe anche cercato di strangolare un agente.

"Quanto accaduto – commenta Alessandro Giungi, consigliere comunale del Pd e vicepresidente della sottocommissione Carceri – conferma la necessità di avere più educatori, in un momento difficilissimo. Bisogna investire su questo carcere, ci deve essere un impegno totale. Bisogna mettere in campo progetti adeguati, anche con psicologi, pensando alle nuove dinamiche. I ragazzi non sono sempre gli stessi, oggi il 70% è rappresentato da minori stranieri non accompagnati. Io nutro molta fiducia nel nuovo direttore e anche nel nuovo comandante. Di recente, poi, è stato siglato un patto tra l’Amministrazione comunale e il Tribunale per i Minorenni di Milano per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità dedicati a minori e giovani adulti autori di reato. Questo è un altro tassello per cambiare le cose".