
La voragine di Porta Romana
Milano 29 dicembre 2015 - Una voragine nella strada, profonda dodici metri (VIDEO). Solo la fortuna evitò una possibile tragedia, nell’estate di un anno fa, in corso di Porta Romana (FOTO). Successe di mattina presto, tra le 5 e le 6.30 di quel 26 luglio, quando 55 millimetri di pioggia si rovesciarono sulla città. Ma che una carreggiata sprofondasse a quel modo in pieno centro, non era mai capitato. Le famiglie del civico 124 del corso, di fronte all’enorme buca, ma anche quelle di altri due palazzi di via Vaina, una trentina in tutto, vennero evacuate per motivi sicurezza.
Accadde - sostiene ora la Procura - a causa di lavori malfatti nella realizzazione di box interrati. Una paratia di legno dove sarebbe servito ben altro materiale. Così ora, chiusa l’inchiesta giudiziaria, a rischiare il processo con l’accusa di crollo colposo sono i due amministratori unici delle imprese coinvolte, la committente Santa Cristina srl e l’affidataria Guffanti Vega srl., il direttore dei lavori e l’amministratore del condominio di corso di Porta Romana, che non sarebbe intervenuto con urgenza dopo un primo smottamento minore, ma a seguito di un altro nubifragio avvenuto venti giorni prima di quello che poi aprì la voragine.
I boxerano di pertinenza dell’edificio al civico 124. L’opera rientrava in una convenzione stipulata dal comune nel lontano ’99, che prevedeva l’abbattimento del teatro di Porta Romana e la costruzione al suo posto di un edificio con i posti auto interrati: l’impresa si impegnava a ricostruire il teatro nell’area collocata dietro il nuovo stabile. Nel 2005 arrivava il permesso di costruire e i lavori del nuovo palazzo venivano completati quattro anni dopo. Ma nel frattempo il Comune aveva avviato un contenzioso con l’impresa per la mancata realizzazione delle opere previste nella convenzione, in particolare il teatro, tuttora non completato.
L’inchiesta della magistratura ha accertato che nel corso dei lavori di «sottomurazione fino al terzo piano interrato (adibito a box)», veniva «lasciata aperta», in previsione dell’impiego per il lavori del futuro teatro, «una intercapedina contro terra, tra il secondo e il terzo piano interrato». Un’apertura di poco più di un metro per meno di due, chiusa temporaneamente «con tavole e puntelli di legno». Che però tali rimasero, anche dopo la conslusione dei lavori e fino al crollo della strada con voragine.