Milano, 17 aprile 2024 – Si è lanciato nell’esaltazione degli attacchi di Hamas del 7 ottobre, schierandosi dalla parte dei miliziani islamisti e dichiarandosi pronto a imitarli. Non solo. Moustafa Khawanda, il ventinovenne italiano di origini egiziane arrestato con l’accusa, fra le altre, di aver inneggiato alla Shoah in rete, oltre a pubblicare messaggi che inneggiavano a martirio e jihad, postava fotografie dei suoi allenamenti in palestra e faceva ricerche sui voli in partenza verso il Medio Oriente, in particolare le zone attualmente calde sul fronte bellico.
Comportamenti che hanno acceso i radar degli investigatori della Digos milanese e della direzione centrale della polizia di prevenzione, impegnati nel monitoraggio degli ambienti ideologicamente vicini a posizioni radicali quando non apertamente filo-terroristiche.
Fermento estremista
Dall’attività investigativa è emerso che il giovane, oltre ad aver avviato chat WhatsApp e Instagram con numerose persone che sentiva vicine alle sue posizioni, con le quali si è scambiato messaggi di aperto sostegno alle azioni di Hamas, ha condotto, sui suoi profili social, una compulsiva attività di condivisione di materiale di propaganda islamista.
In rete ha pubblicato più volte notizie e materiale di propaganda acquisite su canali tematici - tra cui gli organi mediatici ufficiali dell’ala militare di Hamas e di Hezbollah – traducendole in lingua italiana e talvolta modificandole per renderle ancor più “stuzzicanti” ai suoi contatti.
Proselitismo online
I suoi post pubblici, messi online a ritmi forsennati, servivano anche a sostenere una serie di contenuti e intemerate a sostegno delle organizzazioni terroristiche attive fra la striscia di Gaza e il Libano. Obiettivo finale, sostengono gli investigatori, era quello di invitare i fratelli ad arruolarsi per combattere gli “infedeli”.
Non si è fermato neanche di fronte all’oltraggio del corpo di una ragazza israeliana, stuprata, torturata e uccisa dai guerriglieri arrivati a seminare morte e distruzione in un rave organizzato nel deserto del Negev. “Dio benedica i combattenti di Hamas, i guerrieri più coraggiosi del pianeta!”, scrisse in quell’occasione, condividendo il video dello scempio ai danni della giovane.
I fiancheggiatori
Contestualmente gli agenti della questura di Milano hanno eseguito quattro decreti di perquisizione nei confronti del padre del giovane e di altri tre soggetti che avrebbero commentato con favore le esternazioni web del ventinovenne, convincendolo ancora di più della bontà del suo operato.
Uno dei presunti fiancheggiatori del militante filo-Hamas è un soggetto già noto alle autorità, perché considerato vicino agli ambienti dell’estrema destra milanese. La perquisizione nei suoi confronti è stata effettuata in Svizzera da una pattuglia mista italo-elvetica, in stretta collaborazione con la Procura Federale di Berna.