REDAZIONE MILANO

Povertà, 80mila lombardi in trappola

"Gli effetti della pandemia dureranno a lungo", dice Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana

di Annamaria Lazzari

La pandemia ha messo in ginocchio lavoratori precari e in "nero", dipendenti che scontano ritardi "biblici" nella cassa integrazione e il contrario dei furbetti del reddito di cittadinanza: coloro cioè che avrebbero diritto al sostegno ma non ne hanno accesso. In Lombardia c’è un "esercito" di poveri che ha dovuto bussare alle porte della Caritas: sono quasi 80mila, secondo il nuovo report della delegazione regionale su "Gli effetti del coronavirus sulla povertà" diffuso ieri in occasione della messa celebrata al Duomo dai vescovi lombardi per i 50 anni della Caritas che, nella nostra regione, conta 14.163 volontari.

Più precisamente sono stati 78.882 coloro che hanno chiesto una mano nelle 10 diocesi lombarde tra lo scorso settembre e marzo, durante la seconda ondata di contagi. Il 13% del totale sono “nuovi” poveri – ossia si sono rivolti al circuito per la prima volta - pari a 10.254 persone: meno rispetto a primo lockdown quando erano il 36% (27.720 soggetti).

Il dato però non è necessariamente positivo: "Questi numeri ci dicono che una parte significativa di chi è precipitato in una condizione di indigenza durante la prima fase dell’emergenza non si è ancora risollevata ed è rimasta intrappolata sotto le macerie sociali che il virus ha lasciato dietro di sé. Gli effetti si prolungheranno nel tempo" ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana e delegato regionale. Secondo il monitoraggio ad essere più penalizzati "i lavoratori con impiego irregolare fermo a causa del Covid, i dipendenti in attesa di ricevere la cassa integrazione e le persone in difficoltà economica in attesa del Reddito di cittadinanza". Triste primato va al settore della ristorazione, indicato da tutte le diocesi lombarde come uno di quelli che ha maggiormente risentito della crisi pandemica.

E sul futuro non roseo con lo sblocco dei licenziamenti, Gualzetti ha rimarcato che "compito della Caritas è creare condizioni per tutelare la dignità e offrire aiuto anche ad accedere a diritti che si ignorano. Spesso misure di sostegno come Reddito di cittadinanza o di emergenza non sono conosciute. Per questo abbiamo avviato una collaborazione con Inps". Altro aspetto che emerge dal dossier è l’allarme usura: sono a rischio almeno 20mila persone in Lombardia sovra-indebitate, famiglie e piccoli imprenditori, titolari di attività commerciali o artigianali non in grado di restituire i debiti contratti. "Se non riparte il lavoro fanno fatica a restituire i prestiti. Ci sono persone che rischiano di perdere la prima casa. C’è poi la criminalità organizzata che offre un welfare alternativo, noi lo chiamiamo criminale, con aiuti che diventano usuranti: una trappola illegale".

E c’è un’altra emergenza: l’aumento del disagio psico-sociale delle nuove generazioni è "una della novità più drammatiche introdotte dalla pandemia" si legge nel report della Caritas. "Ci sono adolescenti che hanno avuto difficoltà a seguire la didattica a distanza a casa e sono stati penalizzati da un punto di vista relazionale con una sofferenza anche psichica. Molti ricorrono a psicofarmaci o hanno bisogno di un supporto di personale specializzato. I consultori cattolici ci dicono che non riescono a seguire tutte le richieste che arrivano e sono costretti a dare i primi appuntamenti dopo mesi" spiega Gualzetti.