
di Barbara Calderola
L’homeless morto a Trezzo di freddo e di stenti racconta il senso della battaglia che Caritas Cernusco, Acli, Fondazione Sms, Forum del terzo Settore e Comune hanno ingaggiato contro la povertà. Ieri, pubblico e privato si erano dati appuntamento per lanciare "la nuova cabina operativa" che ha l’obiettivo di leggere i segnali di disagio prima che si trasformino in tragedia e intervenire per correggerli. La notizia della fine del senzatetto a una manciata di chilometri dall’auditorium Fatebenefratelli che ha ospitato l’iniziativa, ha spinto gli organizzatori a metterci ancora più determinazione. È stato come sale su una ferita. Il dolore è palpabile, come il desiderio che "non succeda mai più", spiega Giuseppe Ronzoni, responsabile della Caritas cittadina.
Qui, sul Naviglio, fra ville, palazzine eleganti e redditi superiori alla media provinciale non solo le sacche di emarginazione si ampliano, "ma durante il lockdown il fenomeno è più che raddoppiato", i casi sono schizzati oltre il 200%. Ed è cambiato pure l’identikit di chi ritira i pacchi alimentari, fissi sono più di un centinaio di nuclei. Oggi, gli strascichi del virus colpiscono quella classe media che si è ritrovata a fare i conti "con il precariato e imprevisti, come un lutto, che si trasformano in una vera condanna. Ce ne sono stati tanti per colpa del Sars Covid 2". Da mesi, il volontariato si è rimboccato le maniche elaborando risposte ai bisogni emergenti: il Centro San Rocco offre assistenza medica ed ecografie gratuite "a chi non può più permettersele - ricorda Ronzoni - supplendo a quella miseria sanitaria che avanza e che è alla base di drammi come quello trezzese", mentre la Bottega della solidarietà riempie il carrello senza passare dalla cassa. Anche il Comune ha osservatori privilegiati che raccolgono campanelli di allarme che "non devono essere sottovalutati", il Condominio solidale, ad esempio, "dove trovano casa persone fragili".
E questo è il punto: "È su di loro che il nuovo coordinamento vuole lavorare non con una sigla ma con interventi concreti prima che la situazione degeneri: la parola d’ordine è prevenzione, la rete, lo strumento". È un altro modello che il no-profit ha messo a punto sul campo come fece per fare fronte allo tsunani economico del 2008, quando il Fondo Lavoro della diocesi permise a migliaia di famiglie di rimettersi in carreggiata dopo avere perso posto e reddito. "Servono risposte nuove", ha detto ieri Luciano Gualzetti, presidente della Caritas milanese, al summit in via Cavour. Il territorio è già in trincea.