
di Andrea Gianni
La scelta del capo dello Stato Sergio Mattarella di nominare cavaliere della Repubblica Concetta D’Isanto, 57enne addetta alle pulizie alla Multimedica di Sesto San Giovanni, ha reso "visibile una categoria di lavoratori invisibili" in prima linea nell’emergenza coronavirus. Lavoratori impiegati in servizi affidati a società esterne che però, negli ospedali e nelle residenze sanitarie per anziani, continuano a essere "considerati di serie B" rispetto a medici, infermieri e altri dipendenti diretti. E, denuncia la Cgil di Milano, tamponi e test continuano a essere un miraggio anche nel caso di contatti stretti con persone contagiate. "Il riconoscimento di Mattarella è stato importante – spiega Melissa Oliviero, segretaria della Camera del lavoro – ma persistono le discriminazioni verso persone che sono state le ultime a ricevere i dispositivi di protezione e adesso sono le ultime a essere sottoposte a controlli sanitari. Una situazione inaccettabile, con ripercussioni sulla salute pubblica perché i cittadini hanno diritto ad avere strutture sanitarie sicure. Il virus non guarda la targhetta o il colore del camice, può colpire nello stesso modo il primario e chi fa le pulizie in corsia". Solo nel territorio della Città metropolitana, secondo le stime del sindacato, sono circa duemila gli addetti alle pulizie negli ospedali e nelle Rsa, impiegati da società esterne che si occupano dei servizi in appalto. Un settore flagellato, nelle fasi più acute dell’emergenza, da contagi e decessi. Ora, con il lento rientro alla normalità, i sindacalisti hanno avviato trattative struttura per struttura per avere tamponi quando necessario e test sierologici, uniformando i controlli sanitari con quelli previsti per i dipendenti diretti. "Il problema è che manca un protocollo unico e ogni struttura decide in autonomia come muoversi", spiega Mariagrazia Ferrandi, sindacalista della Filcams-Cgil, categoria che vede tra i delegati anche Concetta D’Isanto, la lavoratrice premiata da Mattarella.
Così ci sono ospedali che prima promettono e poi, all’ultimo, negano i test. Altri che non rispondono alle richieste, mentre le società scaricano sull’appaltante le responsabilità dei controlli. E i casi virtuosi si contano sulle dita di una mano. Il San Carlo si sarebbe attivato per tamponi anche sugli addetti alle pulizie. Al Pio Albergo Trivulzio, una delle Rsa dove è dilagato il contagio, anche grazie a una battaglia sindacale tutti i lavoratori delle pulizie sono stati sottoposti a esame sierologico: 6 su 40 sono risultati positivi, sono stati quindi sottoposti a tampone che fortunatamente è risultato negativo."Le aziende non vogliono sostenere i costi – prosegue Ferrandi – ma il problema è che in questo modo si rischiano di infettarsi gli altri dipendenti e gli stessi pazienti, arrivando fino alle famiglie. Mattarella ha acceso i riflettori, ma siamo subito tornati invisibili".