PIERO
Cronaca

Prepararsi alla Pasqua senza stress

Piero

Lotito

È necessario non farsi trovare impreparati. Pasqua è più vicina di quanto non si pensi: il 9 aprile. Una novantina di giorni per predisporre un piano, allestire una linea di condotta che non ci faccia precipitare nello sconforto sperimentato a Natale e a Capodanno. Di che cosa parliamo? Dei messaggi di auguri, della loro insopportabile proliferazione. Gli smartphone e la posta elettronica ci hanno scaraventati nell’esaltante quanto faticosa possibilità di raggiungere chiunque nel mondo con un saluto, un augurio, un cenno di vita. Ed eccoci occupare le nostre giornate a cliccare, a inoltrare, a whattsappare (l’abbiamo buttata lì, ma si potrebbe anche azzardare uno "zappare"), a controllare di non fare doppioni, a ricevere e ad aprire messaggi, occhio alle spunte azzurrine, orecchio al bip, cuore alla persona che ci è particolarmente cara e tarda a rispondere. Consultiamo elenchi compilati in fretta e furia o per tempo, depenniamo i nomi già serviti, altri li ricordiamo in extremis e li aggiungiamo febbrilmente in nota. E anche quando la festa è finita, scandagliamo con la mente i nomi perduti e quelli che vorremmo recuperare, e allora buttiamo giù un timido "Auguri in ritardo!" e finalmente ci diamo pace. No, così non può continuare. Questo stress deve finire. I vecchi cartoncini ci aiutavano a fare selezione, li spedivamo a pochi amici, pochi parenti. Lo stesso telefono ci suggeriva di chiamare un numero limitato di persone. Ma quella diabolica tastierina ci connette con il mondo, come rinunciarci? Qualcuno ci è riuscito, semplicemente limitandosi a inoltrare auguri prestampati, senza aggiungere una sola parola di proprio. Una pratica fredda e impersonale, inelegante, ma sempre più frequente (per sola stanchezza, vogliamo sperare). La tentazione è di fare altrettanto, copiare un infallibile augurio e inoltrarlo a destra e a manca, chi vuoi che se ne accorga o ci badi? Sì, ci diciamo: a Pasqua ci regoleremo in questo modo. Ma poi ritorna il piacere di riaprire la tastierina digitale, di sapere che quell’augurio è tutto nostro e dunque sincero. E finiamo col rassegnarci alla prossima fatica. Senza sapere che una soluzione "economica" ci sarebbe: tornare al cartoncino, contare gli amici veri e i parenti più vicini. E se proprio non troviamo i francobolli (e non li troveremo), tornare alla telefonata, che se proprio non allunga la vita, almeno ci risparmia la banalità degli auguri fatti in serie. Auguri industriali.