ANDREA GIANNI
Cronaca

Preti pedofili, il report con i nomi dei sacerdoti da tenere d’occhio finisce in Cassazione

Solo in Lombardia ci sono 69 religiosi nell’elenco dell’associazione delle vittime Rete L’Abuso, che ha inviato un esposto alla Procura generale presso la Corte suprema

Francesco Zanardi, fondatore di Rete L'Abuso

Milano – L’informativa inviata alla Procura generale presso la Corte di Cassazione è l’ultima mossa per sollevare il velo su quei casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti che restano impuniti perché mai denunciati o denunciati dalle vittime ad anni di distanza, quando è ormai scattata la prescrizione del reato. "Riteniamo doverosa ai fini della prevenzione, nell’interesse superiore del minore, questa informativa – si legge nel documento presentato da Rete L’Abuso, associazione che sostiene le vittime di violenze – in quanto molti dei soggetti a noi segnalati, che spesso non sono all’attenzione dell’autorità giudiziaria, restano tuttavia soggetti con una pericolosità sociale che non si prescrive, sui quali bisogna vigilare".

L’associazione fondata da Francesco Zanardi ha allegato all’informativa il report con nomi e cognomi di "potenziali stupratori" al centro di segnalazioni ricevute dalle vittime negli ultimi 15 anni. Dai dati raccolti emerge che solo in Lombardia sono 69 i preti pedofili, nell’arco temporale di riferimento. I sacerdoti condannati in via definitiva in Lombardia sono 30. Altri 24 preti sono stati denunciati, sono coinvolti in procedimenti in corso o hanno ottenuto l’archiviazione per effetto della prescrizione. Altri 15 casi censiti dall’osservatorio, infine, sono stati segnalati all’associazione ma non sono sfociati, per una scelta delle vittime, in formali denunce. Ed è su questi che, in particolare, si chiede di intervenire. Un’azione che si inserisce nella battaglia per chiedere maggiori tutele per i minori, anche attraverso una petizione al Parlamento europeo, intervenendo sul nodo della prescrizione. È stato presentato inoltre un esposto all’Alto commissariato per i Diritti umani dell’Onu per chiedere di aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la carenza di prevenzione.