REDAZIONE MILANO

Pride, Arcilesbica si sfila "No all’utero in affitto"

Scoppia la polemica su un passaggio nel “documento politico” della manifestazione "Contrarie alla mercificazione del corpo femminile", tuona l’associazione

di Annamaria Lazzari

Il fronte Arcobaleno si spacca sulla maternità surrogata. L’Arcilesbica decide di non aderire al "Milano Pride" prendendo le distanze dal manifesto degli organizzatori e rilancia anche una "sua" giornata di orgoglio omosessuale. "Non aderiamo al Milano Pride perché nel suo documento politico si avanza indirettamente la richiesta per noi inaccettabile dell’utero in affitto. Siamo irriducibilmente contrarie alle pratiche che mercificano la fecondità del corpo femminile" chiarisce Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica.

Fra l’associazione femminile e gli organizzatori (Coordinamento Arcobaleno e Cig Arcigay Milano) della kermesse c’è maretta da qualche anno "ma è la prima volta che esprimiamo il nostro dissenso pubblicamente: la questione dell’utero in affitto ci allontana da associazioni con cui abbiamo condiviso un lungo percorso" precisa Gramolini. A finire nel mirino è un passaggio del "documento politico" del Pride dove si afferma che le persone omosessuali sono "costrette a migrazioni per costruire la propria famiglia. Lo Stato italiano deve vergognarsi". "Una dichiarazione imbarazzante – ribatte la numero uno di Arcilesbica – secondo noi la vergogna è paragonare coppie bianche, privilegiate e facoltose che vanno all’estero per la maternità surrogata ai migranti che vanno in un altro Paese rischiando di subire razzismo, torture e persino di perdere la vita".

Quest’anno l’evento di punta del Pride non sarà la parata ma un gran finale questo sabato all’Arco della Pace in cui sarà presente anche Alessandro Zan, promotore del disegno di legge contro l’omotransfobia. "La nostra giornata di “orgoglio“ a Milano sarà il giorno dopo, domenica, con il convegno “Differenti, non escludenti”" spiega Gramolini. Fra gli ospiti Cinzia Sciuto, giornalista di Micromega, e la filosofa Raffaella Colombo. "La legge contro l’omotransfobia ci vuole ma nel ddl Zan ci sono ambiguità. Avanzeremo nostre proposte migliorative che non c’entrano nulla con le richieste del Vaticano".