di Nicola Palma
Una Prima mai vista. Niente opera, ma un cast stellare che si alternerà (virtualmente e non) sul palco della Scala per onorare al meglio il grande appuntamento di Sant’Ambrogio, spogliato di paillettes e red carpet eppure ancor più carico di significati per Milano e l’Italia. A dispetto del Covid, anzi proprio per lanciare al mondo della cultura internazionale "un messaggio di speranza" per il post-pandemia. Non sarà "un concerto tradizionale", assicura il sovrintendente Dominique Meyer, bensì "un oggetto speciale" senza precedenti o quasi. "Parleremo dell’opera e della sua funzione nella società – prosegue il dirigente alsaziano –. Non un seguito di arie, ma un racconto per creare un percorso". All’appello del Piermarini hanno risposto in 24, dando un senso in più al titolo-auspicio scelto per ricordare il settecentesimo della scomparsa di Dante Alighieri: "A riveder le stelle", verso di chiusura dell’Inferno. Ecco l’elenco completo: Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Alvarez, Piotr Beczala, Benjamin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Placido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Florez, Elina Garanca, Vittorio Grigolo, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, George Petean, Anita Rachvelishvili, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tezier e Sonya Yonckeva. E poi ci sono i danzatori, protagonisti della parte dedicata alla danza: dall’étoile Roberto Bolle ai primi ballerini Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Troppi, fino ai solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo. Il tutto condensato in tre ore di show in diretta su Rai 1 (la trasmissione partirà un’ora prima del sipario, alle 17), Radio 3 e Raiplay; all’estero, le note del Piermarini arriveranno certamente in Francia e Germania grazie a un accordo con Arte, con l’ipotesi di uno streaming mondiale a pagamento. Non immaginatevi una sequenza di esibizioni inframezzate dalle parole dei presentatori Milly Carlucci e Bruno Vespa, bensì un flusso unico che verrà tenuto insieme da un "filo conduttore". A legare tutto ci penseranno Davide Livermore e la sua confermatissima squadra (Giò Forma per l’impianto scenico, D-Wok per le scenografie digitali e Gianluca Falaschi a coordinare i big dell’alta moda per i costumi), alla terza inaugurazione di fila dopo i successi di Attila e Tosca (eguagliato il record stabilito da Margherita Wallman tra il ’57 e il ’59). "Sarà un’impresa titanica", premette il regista torinese, che però ha accettato la sfida "in meno di un secondo", sorride Meyer.
Ancora Livermore: "Sarà un cammino tematico: parleremo di critica al potere, deboli, donna nella società". Il tutto inserito in un turbinio di immagini in 3D, realtà aumentata, ambienti virtuali fatti apposta per grande e piccolo schermo. Con una precisazione: "Noi non facciamo entertainment, noi facciamo arte per educare l’anima: non è vero che in tv bisogna abbassare il livello, e gli ascolti degli anni scorsi sono lì a dimostrarlo". La partenza sarà riservata al tema della maledizione, col preludio del Rigoletto di Verdi (il più rappresentato nell’elenco di arie e duetti con cinque titoli); si chiuderà con l’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini. "Dalla tragedia iniziale vogliamo arrivare a una catarsi, alla gioia per la libertà riconquistata", spiega il direttore musicale Riccardo Chailly. E poi scritti di Victor Hugo, brani pop come "Fragile" di Sting e altri inserti imprevedibili, anche dall’esterno del teatro. Non sarà una serata facile, ammette il maestro: senza pubblico, con l’orchestra in platea e il coro (forse) nei palcni. "Sarà sicuramente molto differente ma molto bello allo stesso tempo".