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Due sorprese all’inizio: la voce di Mirella Freni e l’Inno di Mameli cantato dal coro (in 24 si sono posizionati nei palchi per tenere le distanze) e da una rappresentanza di tutti i lavoratori del Piermarini, dai tecnici alle maestranze. Il messaggio: siamo tutti qui per dire che la cultura guiderà la rinascita. Il flusso narrativo seguirà lo stesso schema: dalla maledizione del Preludio di Rigoletto alla catarsi del "Tutto cangia, il ciel s’abbella..." di Guglielmo Tell. Gli ultimi a registrare le loro performance, oggi pomeriggio, saranno Camilla Nylund, Andreas Schager, Francesco Meli e l’eterno Placido Domingo, al suo decimo Sant’Ambrogio in carriera con "Nemico della patria" da Andrea Chenier di Umberto Giordano.
A teatro ormai vuoto, inizieranno a scorrere le immagini sul piccolo schermo, assemblate dal regista Livermore e inframezzate ed esaltate da effetti speciali, realtà aumentata, immagini di Milano dall’alto, omaggi al grande cinema di Fellini e Risi e letture di attori di prosa di testi di Giuseppe Verdi, Victor Hugo, Ingmar Bergman, Sting, Ezio Bosso e Cesare Pavese. L’orchestra comparirà in platea, su una maxi pedana costruita ad hoc, diretta dal maestro Riccardo Chailly. Il palcoscenico verrà inondato da una piscina in tre momenti: all’inizio e durante le arie di Carmen e Butterfly. L’étoile Roberto Bolle si esibirà in un ideale passo a due con un raggio laser sulle note di "Waves". Gli abiti griffati da Armani, D&G, Valentino e altri big della moda esalteranno le interpreti di Sant’Ambrogio, quasi a voler rimediare in qualche modo all’assenza di glamour e mondanità che in via Filodrammatici sono tradizione quanto e forse più dell’inaugurazione stessa.