CARLA MARIA CASANOVA
Cronaca

Prima della Scala: gli anni di Grace e della Callas (stecche, uova e pellicce)

Le inaugurazioni mitiche dall’età d’oro dei Sessanta agli anni delle contestazioni su e giù dal palcoscenico

Grace Kelly e il principe Ranieri di Monaco alla prima negli anni Sessanta

Milano, 7 dicembre 20191960. Che sarebbe stata una grande inaugurazione scaligera si sapeva. Cast stellare: Maria Callas, Franco Corelli, Ettore Bastianini. In scena Poliuto, di Gaetano Donizetti, opera riesumata dal 1941. Ma l’attesa era anche per il pubblico tra il quale, anche questo si sapeva, sarebbero apparsi Grace e Ranieri di Monaco e Aristotele Onassis, l’uomo per il quale la Callas aveva depennato dal suo cuor e Meneghini. Chi immaginava l’inizio di una serie di inaugurazioni Callas-Onassis, chissà con quali vip internazionali, si sbagliava. Fu l’ultima Prima scaligera della Divina e anzi l’inizio del suo declino senza ritorno. Si sarebbe rivista in teatro dieci anni dopo, come spettatrice per I Vespri Siciliani, invitata nel palco di proscenio di Ghiringhelli. Quando qualcuno l’avvistò, ci fu il grido “Viva Maria”, ma lei, con correttezza professionale, si eclissò. Non era più una serata “sua”.

L’inaugurazione del ’68 non poteva essere che contestata. E lo fu di brutto. I contestatori lanciarono pomidoro e uova sulle toilette delle signore che ( le toilette ) allora erano di grandissimo pregio. Vista l’aria che tirava, il nuovo sovrintendente Paolo Grassi inaugurò una politica “permissiva”, aprendo la Scala a tutti (o quasi). Ma dovette pentirsi amaramente. Ci furono reali invasioni, nel ridotto inferiore, anche di signore (si fa per dire) che riuscirono a intrufolarsi con “sotto alla pelliccia niente”, per la campagna contro alle pellicce. Vi partecipò attivamente l’onnipresente Marina Ripa di Meana. Si videro i primi hot pants. Più professionale la “rivolta” del Lohengrin (1981): il protagonista tenore René Kollo giudicò l’elmo troppo pesante, il regista Giorgio Strehler non era d’accordo. Kollo se ne andò poco prima della prova generale. Panico. Strehler fece alleggerire l’elmo, Kollo tornò e cantò. Drammatico il Don Carlo di Sant’Ambrogio 1992. Spettacolo mastodontico (firmava Zeffirelli).

Muti sul podio. Nel cast Luciano Pavarotti, che anticipò con spirito: «Vi farò un don Carlone». Poi successo qualcosa. Nella sua aria “ruppe” una nota. Può succedere, non è un’infamia, ma incominciarono i fischi che si subodoravano sin dall’inizio. Lo schiamazzo andò avanti per giorni, soprattutto dopo che Luciano, per scusarsi, dichiarò: «Non l’avevo presa abbastanza sul serio. Non conoscevo la parte». Ci mise anni perché lo perdonassero.