Melzo (Milano), 28 dicembre 2020 - «Un privilegio essere fra i primi vaccinati. E sto benissimo". Fra i sanitari che ieri hanno ricevuto a Milano la prima dose Pfizer-BioNTech anche due medici e tre infermieri dell’Asst Melegnano Martesana. Fra loro il dottor Giovanni Traina, 53 anni, pediatra e allergologo, da tre primario della Pediatria e Neonatologia a Melzo e Cernusco, oggi direttore sanitario reggente sempre al Santa Maria delle Stelle.
Come è stata operata la scelta dei cinque pionieri? "Come nelle altre aziende avevamo dato le nostre disponibilità. Io ho saputo che avrei fatto la vaccinazione a Milano il giorno della Vigilia di Natale".
Nessuna ansia nell’attesa? "Nessuna. Esiste uno studio corposo ed estremamente serio a monte di questo vaccino, sono stati fatti degli sforzi enormi. La mia fiducia era ed è assoluta. C’è poi il grande quesito: abbiamo di meglio, ora? No. E il Covid va spento".
Come si è sentito a Niguarda? "Mi sono sentito nella pagina di un libro di storia, ma in positivo, e non in negativo come è stato negli ultimi dieci mesi. Ho respirato l’aria della svolta, il clima da giro di boa".
Qualcuno ha definito i primi vaccinati «cavie». "Cavie no di sicuro, apripista di qualcosa che va fatto, semmai. Un medico non può, dal mio punto di vista e in questa fase, tirarsi indietro. Sottoporsi al vaccino è un atto d’amore verso la professione, e di responsabilità e verità verso i pazienti".
Giorni di svolta, ma quanto è lunga ancora la strada? "Sicuramente è lunga. Oggi si chiacchierava fra noi, la paura della terza ondata è forte. Ma intravedere un cambiamento porta ottimismo".
Qual è la situazione a oggi all’ospedale di Melzo? "Abbiamo 25 pazienti Covid ricoverati e molti letti “puliti”. È una situazione molto più leggera rispetto a qualche settimana fa, ma la guardia resta alta".
Lei è primario da tre anni della Pediatria, a Melzo e a Cernusco, e si è molto occupato di Covid e bambini. "Sappiamo tutti che i bambini si ammalano meno, ed è stato un bene perché i medici e infermieri pediatrici sono stati e sono di supporto fondamentale nei reparti Covid. Qualche caso l’abbiamo avuto anche in pediatria: fra i più seri quello di un diciassettenne che ha contratto il virus e la polmonite con tutti i crismi. Ha reagito benissimo, guarendo in poco più di una settimana. Lo seguiamo a distanza, per monitorare il suo decorso. Sempre in reparto, abbiamo avuto un caso di sindrome di Kawasaki, risoltosi al meglio".
Le operazioni di follow up sono importanti come si dice? "Sì. Questo è un virus disonesto. C’è molto che ancora non sappiamo sulle tracce che il Covid lascia dopo la guarigione. Ma sappiamo senza ombra di dubbio che le lascia".