ROBERTA RAMPINI
Cronaca

Processo a carico di oltre 40 imputati: "Stavano ricostruendo “la locale”". Dieci anni al boss della ’ndrangheta

Rho, il 75enne Gaetano Bandiera fu arrestato un anno fa: ora è ai domiciliari per problemi di salute. Aveva ripreso il controllo del territorio con metodi arcaici come le teste di maiale fuori dalle porte. .

Processo a carico di oltre 40 imputati: "Stavano ricostruendo “la locale”". Dieci anni al boss della ’ndrangheta

"La legge è tornata, la ‘ndrangheta è tornata a Rho", diceva intercettato nel marzo 2021 Gaetano Bandiera 75 anni, uno dei boss storici della ‘ndrangheta in Lombardia. Arrestato un anno fa, da qualche mese ai domiciliari a causa delle sue condizioni di salute, è stato condannato a 10 anni e 10 mesi nel processo con rito abbreviato a carico di oltre 40 imputati che stavano ricostruendo la “locale” di Rho. Secondo quanto ricostruito della prima sezione "Criminalità organizzata" della Squadra Mobile milanese, coordinata dall’aggiunto della Dda Alessandra Dolci e dal pm Alessandra Cerreti, Guido Bandiera insieme al figlio Cristian, 46 anni, aveva ripreso il pieno controllo del territorio di Rho sia con arcaici metodi intimidatori, come "teste di maiale" lasciate fuori dalle porte, intimidazioni ed estorsioni consistenti nel far appiccare incendi ad auto, minacce e pestaggi, traffici di cocaina e armi, ma anche con la più moderna "vocazione imprenditoriale". Ieri il gup di Milano Anna Magelli, riconoscendo l’imputazione di associazione mafiosa contestata dal pm, ha assolto gli imputati dall’accusa di associazione finalizzata al narcotraffico, condannando per singoli episodi di spaccio. Per Gaetano Bandiera, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza, la Procura aveva chiesto 16 anni ed è arrivata una condanna a 10 anni e 10 mesi, con l’assoluzione anche per alcuni episodi di estorsione e anche per una presunta falsa invalidità con cui, secondo l’accusa, sarebbe riuscito ad ottenere il differimento pena e ad uscire dal carcere simulando "difficoltà motorie". Il figlio Cristian è stato condannato a 16 anni e 8 mesi (chiesti 18). La donna dell’organizzazione Caterina Giancotti, 46 anni, ritenuta "braccio destro" di Cristian nella "direzione" della cosca è stata condannata a 9 anni e 5 mesi, ma in continuazione con una precedente condanna a 2 anni e 10 mesi.

La sua posizione è stata riqualificata da presunto vertice, assieme agli altri, della cosca a "partecipe" dell’associazione mafiosa. Un altro imputato, Antonio Procopio, è stato condannato a 13 anni e 11 mesi, mentre per Davide Orlando, per il quale erano stati chiesti 9 anni, è arrivata una condanna ad un anno e 4 mesi con l’assoluzione dall’associazione per narcotraffico. Infine per Alessandro Furno è arrivata l’assoluzione dal traffico di droga e dall’associazione mafiosa ed è stato condannato a 3 anni e 2 mesi.