
Fabrizio Corona arriva in tribunale (Ansa)
Milano, 6 giugno 2017- Il pm di Milano Alessandra Dolci ha chiesto una condanna a 5 anni per Fabrizio Corona, imputato per intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione per quei 2,6 milioni di euro trovati in parte in Austria e in parte in un controsoffitto. Chieste anche una multa di 14mila euro e la confisca del denaro sequestrato. Per il pm, inoltre, Corona va indagato anche per un altro reato: appropriazione indebita, in relazione al denaro che Corona avrebbe sottratto alla società Atena. Il pm ha chiesto ai giudici di trasmettere gli atti alla Procura al termine del processo per questa ipotesi di reato. Per Francesca Persi, sua collaboratrice nel cui controsoffitto era stata trovata parte dei soldi, il pm ha chiesto chiesto 2 anni e 4 mesi. La richiesta di condanna è arrivata al termine di una requisitoria durata oltre due ore, nell'ambito di un'udienza che è stata caratterizzata dall'espulsione dall'aula dello stesso Corona per intemperanze.
Nel calcolare la richiesta di pena, il pm ha spiegato di aver considerato il vincolo della continuazione tra i reati, l'attenuante per avere pagato una cartella esattoriale e l'aumento di pena previsto per le recidive infraquinquennali. Quanto al ruolo di Francesca Persi, ha sottolineato come sia "amica ventennale di Corona, conosce tutte le sue vicende giudiziarie ed era consapevole che lo aiutava a sottrarre il 'tesoro' dalle misure di prevenzione". Rispondendo punto per punto alle tesi della difesa, Dolci ha fatto presente che, nella sua ricostruzione, il "tesoro" dell'ex agente fotografico sarebbe stato messo nel controsoffitto il 14 luglio 2016. Corona e Persi hanno sostenuto invece di avere aperto il loro 'nascondiglio' quel giorno per contare i soldi ma di averlo creato molto tempo prima, nella primavera del 2012 allo scopo di custodire i soldi incassati col lavoro e, in particolare, con le serate in discoteca. Dolci ha pero' fatto notare che la perizia effettuata durante il processo ha dimostrato che il controsoffitto venne aperto solo una volta. E, ha aggiunto, che i due hanno voluto mettere lì i soldi "per tenerli al riparo dagli accertamenti bancari perché così non erano tracciabili". I soldi messi nel controsoffitto, circa 1,7 milioni, potrebbero essere per il pm "il provento dei suoi vecchi reati ma non certo il provento diretto dell'evasione fiscale". Quanto a quelli finiti in Austria (circa 860mila euro), costituiscono, ad avviso del magistrato, "il provento dell'appropriazione indebita commessa da Corona in quanto amministratore di fatto e di diritto della societa' Atena in danno della stessa Atena e, per questo, chiedo la trasmissione degli atti alla Procura". "Non e' credibile - aggiunge il magistrato - la versione degli imputati secondo la quale quei soldi sarebbero stati usati per le societa' e che avrebbero avuto intenzione di dichiararli al fisco. Se accogliamo questa tesi, qualsiasi imprenditore potrebbe pagare le tasse quando vuole".
PERSI: "Fabrizio è un gran lavoratore e io e lui non abbiamo mai ammazzato nessuno, mentre c'è tanta gente che, a differenza nostra, i soldi li ha portati alle Cayman". Così Francesca Persi, storica collaboratrice di Fabrizio Corona e imputata con lui nel processo milanese su quei 2,6 milioni di euro trovati in Austria e in un controsoffitto, ha commentato le richieste di condanna per lei e per l'ex agente fotografico rispettivamente a 2 anni e 4 mesi e a 5 anni di carcere. "Sono rimasta molto sorpresa da richieste di pena così alte - ha spiegato ancora Persi ai cronisti - ma credo nella giustizia e nella verità".
LEGALE CORONA - Oggi in aula ha parlato uno dei legali di Corona, l'avvocato Luca Sirotti, per cercare di 'respingere al mittente' le imputazioni di intestazione fittizia di beni e di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, mentre della terza imputazione, la violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione, parlerà nell'udienza dell'8 giugno, quando interverranno anche l'altro difensore Ivano Chiesa e i legali di Persi. La sentenza è prevista per il 12 giugno. "Dal pm oggi - ha affermato Sirotti - sono arrivate soltanto ipotesi suggestive, ma la realtà è che qua siamo di fronte a somme generate in modo del tutto lecito". Somme che sono state sì "nascoste" dall'ex agente fotografico - murate nel controsoffitto della casa della sua collaboratrice e in parte messe in cassette di sicurezza in Austria - ma che "non erano affatto nella disponibilità" di Persi, solo custode di quei soldi. Per questo, dunque, a detta del legale, non sussiste il reato di intestazione fittizia. Così come è «insussistente», secondo la difesa, anche quello di frode fiscale.