
Paola Navone, ex direttrice sanitaria dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano
È stata assolta Paola Navone, l’ex direttrice sanitaria dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano accusata di corruzione e finita agli arresti domiciliari cinque anni fa. La Corte d’Appello di Milano l’ha assolta “perché il fatto non sussiste” ribaltando il verdetto di colpevolezza di primo grado, che l’aveva condannata a 2 anni e 8 mesi di reclusione.
L’avvocato Piero Magri ha commentato la sentenza dichiarando che “per la dottoressa Navone è la fine di un calvario durato cinque anni per una iniziativa giudiziaria devastante che è iniziata con una misura cautelare e proseguita con il licenziamento da parte del suo ospedale che ora forse le dovrà delle scuse dopo tanto fango”.
Il processo riguardava l’acquisto dietro tangenti di alcuni presidi sanitari ortopedici sponsorizzati da alcuni medici, anche loro imputati: si tratta dei due ex primari del Galeazzi, Lorenzo Drago e Carlo Luca Romanò. Entrambi condannati a 6 anni e mezzo di reclusione in primo grado nel marzo del 2020, il pubblico ministero ha chiesto di riqualificare l’accusa di reclusione in abuso d’ufficio. I loro avvocati hanno patteggiato una pena a due anni, con pena sospesa e nessuna menzione.
Paola Navone, quindi, è innocente, ma ha passato cinque anni ai domiciliari. Per lei era stata disposta anche una confisca – ora revocata – di 5mila euro, mentre per Drago e Romano confische da 35mila euro. Tutti e tre erano stati interdetti dai pubblici uffici per cinque anni ed erano stati costretti a risarcire l’ospedale, l’Ordine provinciale dei medici e la Regione Lombardia.
La sentenza di venerdì ha quindi ribaltato il verdetto del Tribunale seguito all'inchiesta del pubblico ministero Cristian Barilli e dell'aggiunto Eugenio Fusco. Il sostituto procuratore generale Gravina è lo stesso magistrato che nei mesi scorsi aveva rinunciato a portare avanti l'appello proposto dalla Procura nel noto processo Eni-Shell/Nigeria, rendendo definitive le 15 assoluzioni, tra cui quella dell'amministratore delegato Claudio Descalzi, decise in primo grado.