REDAZIONE MILANO

Processo Ruby, difesa Berlusconi: "Condanna basata su opinioni, non prove"

Il legale ha definito "un mostro giuridico" la concussione contestata all'ex premier durante la telefonata in Questura nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010. La sentenza è attesa per il 18 luglio. Oggi è stato rinviato il processo Ruby bis che vede imputati Nicole Minetti, Lele Mora e Emilio Fede

l sostituto Procuratore generale Piero De Petris con l'avvocato Filippo Dinacci durante l'udienza

Milano, 15 luglio 2014 - Questa mattina si è tornata in aula per il processo Ruby. Un'udienza che è durata l'intera giornata e che si è conclusa con la richiesta dell'avvocato di Silvio Berlusconi, Franco Coppi, di "assoluzione per l'insussistenza dei fatti". In primo grado Berlusconi e' stato condannato a sette anni di reclusione per prostituzione minorile e concussione per costrizione e la procura generale di Milano ha chiesto la conferma di quella sentenza. Con l'udienza di oggi è stato dato spazio alla difesa che ha controbattuto punto per punto alla requisitoria del sostituto procuratore generale. La sentenza e' attesa per il 18 luglio prossimo. 

"CONDANNA BASATA SU OPINIONI E NON PROVE" - La condanna a 7 anni di reclusione per Silvio Berlusconi, di cui la Procura Generale di Milano ha chiesto la conferma, è basata non su prove ''ma su un convincimento su presunte prove'', in sostanza su delle ''opinioni''. Lo ha spiegato all'inizio dell'arringa difensiva uno dei due legali dell'ex premier, l'avvocato Filippo Dinacci, parlando davanti ai giudici della seconda sezione penale della Corte d'Appello milanese. Il legale, che all'inizio del suo intervento ha affrontato le ''questioni processuali'' indicate nei motivi d'appello, ha anche chiarito che le intercettazioni usate come prove nel procedimento per concussione e prostituzione minorile devono essere dichiarate ''inutilizzabili'', perche', da codice, non si potevano disporre per il reato di induzione alla prostituzione, come invece e' stato fatto dagli inquirenti. Secondo la difesa, rappresentata anche dal professore Franco Coppi,  in questo procedimento ''c'e' un vizio lampante ed e' la carenza di fedelta' ai principi del processo, perche' il processo deve essere basato sui fatti e sulle prove non sulle opinioni''. Dinacci ha riproposto anche la questione di incompetenza territoriale a favore del Tribunale di Monza, dato che il capo di gabinetto della Questura Pietro Ostuni ricevette la chiamata dell'ex premier nella sua casa di Sesto San Giovanni. E ha richiamato piu' volte le normative europee e le decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo, spiegando che ''l'Europa ci guarda e non puo' essere violato il principio del giusto processo''. Sempre sulle intercettazioni, secondo Dinacci, con il ritardo nelle registrazioni sul server della Procura e' stato violato ''il principio di legalita''', mentre i tabulati telefonici, con cui gli inquirenti ''hanno seguito passo passo i movimenti'' delle persone coinvolte, sempre secondo le normative europee, ''si possono acquisire solo per reati molto gravi come il terrorismo''. 

"CONCUSSIONE E' MOSTRO GIURIDICO" - Un "mostro giuridico": così uno dei difensori di Silvio Berlusconi, l'avvocato Filippo Dinacci, definisce la concussione contestata all'ex premier nell'arringa del processo d'appello sul 'caso' Ruby. Secondo Dinacci, la telefonata che Berlusconi fece in Questura a Milano nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 per chiedere di affidare la giovane marocchina all'allora consigliera regionale Nicole Minetti non integra nessun reato. Dinacci ha sostenuto che quella sera da parte del leader di Forza Italia ''non ci fu alcuna costrizione ma una mera sollecitazione. Ostuni, (sentito nel processo di primo grado ndr) infatti disse a Giorgia Iafrate (altro funzionario di Polizia ndr) di accelerare le pratiche purche' cio' non fosse incompatibile con le procedure adottate in questi casi''. Per il legale, non c'e' stato alcun vincolo ''di natura gerarchica'' tra l'imputato che allora era presidente del Consiglio e Ostuni, ma un rapporto tra due pubblici ufficiali. E cio' lo ha portato a ribadire che non c'e' stato ''alcun vicolo costrittivo''. Il difensore inoltre ha osservato che se quella sera ''fosse stata posta in essere una costrizione cosi' violenta, perche' quando Ruby venne fermata il 5 giugno e mandata in comunita' nessuno chiama?''. Tutto questo per cercare di dimostrare che l'accusa di concussione per costrizione ''non sta in piedi'' anche perche' nella vicenda cosi' come emersa dagli atti del processo, ''non c'e' alcun atto intimidatorio''. L'aver chiamato per chiedere se ci si poteva interessare ad una determinata situazione - ha affermato - non e' costrizione. E questo per il legale e' anche dimostrato dal fatto che come risulta dal verbale del Capo di Gabinetto ''Berlusconi aveva un tono normale e nessuno dice che e' stato dato dato un ordine''. 

"RAPPORTO SESSUALE NON DIMOSTRATO" - L'avvocato Filippo Dinacci, difensore di Silvio Berlusconi al processo d'appello sul caso Ruby, ha tentato di ribaltare il teorema accusatorio della procura di Milano nei confronti dell'ex presidente del Consiglio, puntando il dito contro il tribunale di primo grado che ha dato per certi i rapporti sessuali tra Berlusconi e l'allora minorenne marocchina Karima El Mahroug. ''L'assioma delle serate allegre - ha detto il legale - non basta. Bisogna dimostrare che nel corso di queste serate ad Arcore c'era Ruby e che Ruby abbia partecipato attivamente'', al cosiddetto 'bunga bunga'. ''Se la minorenne si e' limitata ad assistere - ha insistito ancora Dinacci - allora non c'e' stata prostituzione''. Il legale ha accusato il collegio di primo grado di essersi fatto suggestionare da un ''sillogismo probatorio'', in base a cui ''Ruby si prostituisce, Ruby va da Arcore e dunque Ruby si prostituisce ad Arcore''. Dall'avvocato Dinacci anche una precisazione sul carattere di Ruby e sulla sua ''marcata tendenza a fantasticherie. Ruby dice tutto e il contrario di tutto. Perciò bisogna prendere con le pinze tutto in questo processo, ma bisogna anche stare attenti a condannare''.

"RUBY NON CREDIBILE" - Usa parole molto dure Filippo Dinacci,  nel definire la giovane marocchina Ruby.  "Una persona disonesta con le istituzioni e con gli altri, non credibile e che, come spiegato anche da psicologi e operatori sentiti in aula, soffre della tendenza a fantasticherie autistiche". Dinacci vuole ripercorre una per una tutte le "bugie" di Ruby, dalla notte col calciatore Cristiano Ronaldo ai "24 regali mai trovati ricevuti da Berlusconi", alla conoscenza con Noemi Letizia.

 "BERLUSCONI CONVINTO CHE RUBY FOSSE NIPOTE DI MUBARACK" - Quando telefono' ai vertici della Questura di Milano per far si' che Ruby fosse affidata a Nicole Minetti, ''Silvio Berlusconi credeva nella nazionalita' egiziana della ragazza''. Ne e' convinto Franco Coppi, che lo ha sottolineato davanti ai giudici della Seconda Corte d'Appello di Milano titolari del processo di secondo grado sul caso Ruby a carico di Berlusconi, condannato in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile. A sostegno della sua tesi, il legale ha ricordato le parole usate da Berlusconi durante il vertice Italia-Egitto del 19 maggio 2010: ''Solo un pazzo avrebbe detto a Moubarak di aver conosciuto una ragazza egiziana di una famiglia importante'' se la circostanza non fosse stata vera.

"BERLUSCONI NON SAPEVA CHE RUBY FOSSE MINORENNE" - L'ex presidente del consiglio, insomma, era convinto che Ruby fosse egiziana senza sospettare nulla della sua reale eta' anagrafica: ''Non c'e' nessuna prova - ha detto Coppi a questo proposito - che prima del 27 maggio (giorno della presunta concussione realizzata secondo l'accusa con la telefonata in Questura - ndr) Berlusconi sapesse della minore eta' di Ruby''. Circostanza, questa, secondo il legale confermata da diversi testimoni: ''In molti affermano che Ruby dimostrava piu' anni di quelli che realmente aveva. Inoltre la ragazza aveva assicurato in piu' occasioni di avere 24 anni''.