GIULIA BONEZZI
Cronaca

Procreazione assistita, alla Mangiagalli tutti i giorni nasce un bebè grazie alla scienza

La clinica pubblica è l’unica in Italia riconosciuta centro di eccellenza dalla società scientifica europea Quasi mille coppie assistite ogni anno, tassi di successo fino al 44%. Ma dipende dall’età (anche dell’uomo)

Alla Mangiagalli di Milano nascono circa seimila bambini ogni anno

Milano, 2 luglio 2023 –  Alla Mangiagalli di Milano, uno dei due punti nascite più grandi d’Italia con i suoi circa seimila parti ogni anno, "almeno un bambino al giorno, tutti i giorni, è nato grazie alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita, o Pma", fanno sapere dal Policlinico di Milano, cui appartiene il presidio di via della Commenda

. Il team Pma della Mangiagalli, composto da ginecologi, biologi, esperti embriologi, psicologi e ostetriche, segue circa mille coppie ogni anno e ha appena ottenuto dalla ESHRE, Società europea di medicina della riproduzione ed embriologia, la certificazione di "centro di procreazione medicalmente assistita di eccellenza".

Al momento è l’unico centro in Italia e tra i pochi in Europa ad averlo ottenuto, superando un lungo processo di verifica in base a criteri di attività clinica, di laboratorio e di ricerca. "L’aderenza alle linee guida e alle buone pratiche è il frutto di un lavoro quotidiano tra il nostro gruppo e gli altri specialisti presenti in Policlinico, con cui interagiamo per assicurare alle coppie il percorso più adatto alle loro necessità", commenta Edgardo Somigliana, direttore del Pronto soccorso ostetrico-ginecologico e Pma della Mangiagalli. Dove la percentuale di bimbi arrivati grazie alla procreazione assistita racconta uno scenario "molto diverso" da quello che si poteva osservare solo "pochi anni fa", grazie a "passi da gigante fatti dalla ricerca" (e in Italia, aggiungiamo noi, anche grazie al superamento di molti vincoli imposti dalla legge 40 nel 2004, demoliti più di dieci anni dopo dalla la Corte Costituzionale, ndr ). Oggi, spiegano dalla Mangiagalli, "le percentuali di successo" delle tecniche di Pma "sono decisamente migliori rispetto al passato, anche se non ottimali: il picco è del 44%, quasi un tentativo su due a buon fine, ma calano con l’avanzare dell’età della donna che cerca una gravidanza".

E anche dell’uomo , almeno in base a uno studio presentato da Genera, un gruppo privato specializzato in medicina della riproduzione che ha un centro a Milano e in altre sei città italiane, al 39esimo congresso della ESHRE che si è appena concluso a Copehnagen. I ricercatori hanno analizzato l’impatto di parametri del liquido seminale e dell’età paterna sui risultati di 4.013 cicli di fecondazione assistita tramite Icsi (l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo nell’ovocita, diversa dalla Fivet in cui i gameti sono lasciati “liberi” di fecondarsi in vitro), condotti da 3.101 coppie tra il 2013 e il 2021, utilizzando i nuovi criteri fissati dall’Oms, e osservato come "una ridotta motilità degli spermatozoi e la presenza di una concentrazione, morfologia e motilità inferiore al 5° percentile "sono associati a esiti embriologici peggiori e a un tasso cumulativo di nati vivi ridotto", mentre l’età dell’uomo "sembra influire negativamente sulla blastulazione (la capacità di un embrione di raggiungere lo stadio di blastocisti, necessario per procedere) e sulla qualità embrionaria".