Milioni di persone nel mondo iscritte a una piattaforma online e ingaggiate con un sistema di ricompense per testare app, siti web, servizi di e-commerce, interfacce bot e altri software che interagiscono con l’utente. Segnalando poi eventuali bug, malfunzionamenti, vulnerabilità nella sicurezza e modalità per migliorare l’esperienza. Una community di tester diffusa su scala globale, ma riunita intorno a una piattaforma cloud: quella di Unguess, startup nata a Cremona nel 2015, ma arrivata a lavorare con banche e assicurazioni, aziende di e-commerce come Amazon, brand della moda come Bulgari e Louis Vuitton, e altri colossi come Enel, Sky e Pirelli.
"Percepivo le potenzialità del mondo delle startup. Lavoravo a Londra per Piaggio, ma ho deciso di tornare in Italia per aprire una società - racconta Luca Manara, 44 anni, fondatore e ceo di Unguess -. Ho chiamato il mio amico Edoardo Vannutelli, che aveva studiato con me ingegneria informatica al Politecnico di Milano e lavorava su queste tecnologie nel laboratorio di ricerca della sede di Cremona". Negli anni l’azienda ha perfezionato il prodotto, aprendo un ufficio a Milano e poi uno all’estero, a Lione, acquisendo una società francese. "Molto del successo dipende dagli investimenti nella tecnologia di crowdsourcing - continua il ceo -, che ci rende capaci di operazioni su scala globale. L’Italia era un mercato vergine per questo tipo di soluzione". Una volta iscritti alla piattaforma, funzionano delle logiche di "gamification", cioè l’utente guadagna punti in base alle sfide che completa: "Quando dobbiamo eseguire un test selezioniamo una parte del crowd, in base a decine di parametri, tra i quali la classifica".
I feedback arrivano al cliente di Unguess, che li utilizza per migliorare il software messo alla prova. Le attività più semplici durano mezz’ora e fanno guadagnarei qualche decina di euro, quelle più complesse, che richiedono ore o giorni, pagano anche migliaia di euro. "Nel 2023 un hacker ha raggiunto i 100mila euro", fa sapere Manara.
La community è divisa in tre gruppi. Il primo testa la qualità dei software e individua bug, malfunzionamenti e incompatibilità con browser e dispositivi: così Unguess ha contribuito a sviluppare, ad esempio, l’app di Radio 24. Un secondo gruppo segnala i problemi di usabilità e accessibilità: tramite i feedback degli utenti Leroy Merlin ha ottimizzato l’app e il sito di e-commerce, mentre Trenord ha perfezionato il sistema di biglietteria online.
"Abbiamo testato anche il Ring, cioè il campanello di Amazon, spedendolo a migliaia di persone in Europa", continua Manara. Infine, c’è un gruppo di hacker "etici", ingaggiati per intromettersi nel sistema e pagati in base alle vulnerabilità che riescono a trovare: "È un modello incentivato dall’Unione europea. Così abbiamo testato i prodotti digitali di Sorgenia". Con oltre 300 clienti e più di cinquemila campagne di test all’attivo, Unguess si è dimostrato un modello di successo: "Abbiamo 70-80 dipendenti che lavorano da remoto, con un’età media sui 30 anni - racconta Manara -. Organizziamo momenti di incontro, come una giornata a Gardaland e tre giorni in un villaggio in Toscana. Lavoriamo soprattutto con aziende medio-grandi e nel 2024 abbiamo sfiorato i 9 milioni di euro di ricavi".
Nel futuro, la società ha in programma ulteriori investimenti in tecnologia, "per migliorare l’Intelligenza artificiale che automatizza l’analisi dei dati - spiega ancora il ceo - Spingeremo le attività in Francia e l’espansione su altri mercati come Spagna, Germania e Inghilterra: diventeremo un’azienda più europea che italiana". Così, Unguess vuole continuare a crescere. Perfezionando e diffondendo nel mondo il suo innovativo modello di crowdtesting.