REDAZIONE MILANO

Attacco hacker alla sanità lombarda, ancora nel caos 4 pronto soccorso a Milano

Da lunedì non entrano ambulanze nei presidi di emergenza di Sacco, Fatebenefratelli, Macedonio Melloni e Buzzi, salvo nei casi in cui i pazienti possano essere dirottati

Ambulanze in coda al pronto soccorso dell'Ospedale Fatebenefratelli a Milano

Milano - La situazione nei pronto soccorso milanesi colpiti da un attacco informatico la notte del primo maggio e’ ancora critica e si sta riverberando in maniera pesante sugli altri ospedali. Da lunedi’ non entrano ambulanze nei presidi di emergenza di Sacco, Fatebenefratelli, Macedonio Melloni e Buzzi, salvo nei casi in cui i pazienti non possano essere dirottati atrove per particolari esigenze. Secondo le fonti consultate, tecnicamente non sono chiusi ma di fatto sulla App Salutile che da’ in tempo reale la situazione dei pronto soccorsi i nomi di quelli di questi ospedali non compaiono.

“Non sono mai stati chiusi - spiegano dalla Regione -. Hanno sempre funzionato ricevendo i pazienti. Areu ha solo dirottato le emergenze del 118 non essendo attiva la parte informatica ora in ripristino”. Una fonte medica del Sacco riferisce che “si lavora in condizioni molto difficili e vengono accettate solo le persone che si presentano autonomamente altrimenti sarebbe omissione di soccorso”.

“Noi inviamo i mezzi di emergenza sugli altri pronto Soccorso - informa Areu - . Per quanto riguarda i pazienti che afferiscono sponateneamente ad oggi non sappiamo come le aziende ospedaliere stiano gestendo questi accessi”. “E’ quattro giorni che il nostro presidio trabocca di persone, cosi’ come gli altri di Milano - afferma un medico del presidio di emergenza di un ospedale privato cittadino -. Parliamo di 4 pronto soccorso enormi che non fanno entrare nessuno".

Secondo il medico "si potrebbe attivare una procedura cartacea e accettare lo stesso le persone. Il 118 in caso di problemi che segnaliamo ci dice che non e’ possibile pensare di non inviare ambulanze del tutto in quegli ospedali”. Alla Regione e’ arrivata una richiesta di riscatto pari a 1,8 milioni di euro che il presidente Attilio Fontana ha annunciato di non avere “nessuna intenzione di pagare”.