Quindicimila persone, secondo i numeri diffusi dai sindacati, hanno partecipato alla manifestazione e si sono radunate in piazza San Babila. Un tasso di adesione allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil che ha toccato il 90% in alcune delle aziende metalmeccaniche dell’area metropolitana milanese. La M3 chiusa fino alle 13, rallentamenti sulle linee di superficie. Una prova di forza dei sindacati, nell’ambito della mobilitazione nazionale contro la manovra che a Milano è stata anche l’occasione per ricordare il 19enne Ramy Elgaml. "Siamo tutti madri e padri di Ramy – spiega il segretario generale della Cgil di Milano Luca Stanzione – un ragazzo che muore inseguito dalle forze dello Stato, persone pagate una miseria lanciate nelle strade a rincorrere e soccorrere da sole mentre il mondo grida. Su quello scooter sono morti i suoi genitori e i loro sogni. Il sogno che loro figlio potesse vivere una vita migliore della loro". Il segretario generale della Uil Lombardia, Enrico Vizza, ricorda dal palco, rivolgendosi a "Giorgia e Matteo", le ragioni della protesta.
"Solo in tema di sanità l’anno scorso due milioni e mezzo di persone hanno rinunciato a curarsi", attacca. Poi sferza il Comune che "sembra sposare la linea del Governo volta a impoverire i cittadini" perché "quando si pensa a decreti per sanare le pratiche contestate dalla Procura sulla rigenerazione urbana e non si incassano 170 milioni di oneri allora si stanno privando i cittadini di servizi essenziali". Ieri mattina hanno attraversato il centro anche i sindacati di base, con gli studenti e i Giovani Palestinesi. Un corteo aperto da uno striscione in memoria di Giuseppe e Licia Pinelli con scritto "Chi ha compagni non muore mai", e parole anche per la morte di Ramy: "Le nostre sono periferie abbandonate, sono volutamente dei ghetti".
Andrea Gianni