REDAZIONE MILANO

Incontri sessuali e torture, ma la ‘psicosetta delle bestie’ esce indenne: 26 imputati, un solo condannato

I presunti abusi nei boschi del Ticino e in vari appartamenti fra Milano, Vigevano e Rapallo. Chiesti complessivamente 230 anni di carcere, arriva una sola condanna a 6 anni

Un frame degli incontri della psicosetta finito agli atti dell’indagine

Un frame degli incontri della psicosetta finito agli atti dell’indagine

Una sola condanna a 6 anni per un episodio di violenza sessuale e nessuna condanna per gli altri 25 imputati: in qualche caso l'assoluzione e' arrivata "perché il fatto non sussiste" ma nella maggior parte dei casi e' scattata la prescrizione.

Si è concluso così questa mattina, venerdì 10 gennaio, il processo per la cosiddetta ‘psicosetta delle bestie’ davanti alla Corte di Assise di Novara. Un processo iniziato nel febbraio del 2023 e svolto interamente a porte chiuse. La pm Silvia Baglivo nello scorso mese di luglio aveva chiesto complessivamente 230 anni di carcere per i 26 imputati. I reati ipotizzati erano quelli di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e alle violenze.

L'inchiesta era nata dalla denuncia di Giulia, 36enne che oggi vive nel Braidese, finita nella setta quando di anni ne aveva 7 e convintasi a denunciare con il sostegno dell'associazione saviglianese "Mai+Sole". Le sue dichiarazioni avevano consentito nel 2020 di ricostruire una vicenda sconcertante, che aveva avuto per scenario un casolare nei boschi di Cerano, nel Novarese, e altri appartamenti sparsi fra Milano, Vigevano e Rapallo. Un mondo parallelo fatto di incontri sessuali di gruppo, presunti abusi e torture, sempre negati dagli imputati.

A capo dell'organizzazione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, c'era Gian Maria Guidi, erborista milanese nel frattempo deceduto a 79 anni prima del rinvio a giudizio. Con lui ‘governavano’ la setta l'ex convivente Barbara Magnani e le psicologhe Andre'e Bella e Manuela Tagliaferri. Alla lettura della sentenza, due delle tre ragazze che avevano denunciato cosa accadeva nel casolare nei boschi del Ticino sono scoppiate in lacrime. La Procura ha già annunciato il ricorso in appello