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La Pulce torna al Beccaria e scatena la rivolta: a fuoco coperte e lenzuola

Il baby teppista ordina e aizza due compagni. In tutto sono in nove e bruciano tutto, gli altri rischiano di restare intossicati di Marinella Rossi

Carcere minorile Beccaria a Milano

Milano, 18 novembre 2014 - Piccoli Vallanzasca crescono, ma non maturano. E la stoffa da leader-pulce (come da soprannome) fa i conti con quell’opportunismo italico dell’«armiamoci e partite». Voi incendiate le celle per protesta, io meglio di no. L’ultimo colpo di teatro dell’ormai diciassettenne R.D.C, noto come Piccolo Vallanzasca di Quarto Oggiaro, è di domenica sera: appena rientrato, venerdì, dentro l’istituto penale per minorenni Cesare Beccaria, e di nuovo là accompagnato da una misura cautelare che segnala una sfilza di rapine fresche del 2014, è mandarlo a fuoco.

Meglio, ordinare di mandarlo a fuoco. Inscenare così una nuova protesta sulle condizioni di vita in via Calchi Taeggi, sulla severità delle guardie, sul mancato diritto al fumo di sigaretta, e altro. Rappresaglia. Pulce-Vallanzasca è il mandante e poi sta a guardare, due suoi compagni stranieri entrano ciascuno in una cella e aizzano gli altri, in tutto nove. Partono le danze. Stoffe, coperte, lenzuola, suppellettili a fuoco; un terzo ragazzo, italiano, si limita a rimpinzare il televisore di stracci e accenderlo, il televisore esplode ma l’incendio è domato dai compagni.

Bilancio della guerriglia: celle distrutte, fuoco e fumo nel corridoio dove vengono lanciati gli oggetti in fiamme, detenuti ad alto rischio di soffocamento, come tutta la seconda sezione orientamento coi suoi 14 ospiti, e le guardie.

Due dei compagni incendiari di pulce sono vecchie conoscenze, amici di blitz dentro il Beccaria, e lui ora deve fare i conti - forse - con un nuovo allontanamento. Già nel settembre 2012, dopo aver dato il via alla solita rivolta infuocata (era appena entrato nel carcere minorile avendo superato la soglia della non punibilità dei 14 anni), avendo bastonato una guardia dopo il colloquio coi familiari, era stato prelevato a notte per ordine di Roma. Incompatibile col Beccaria, dove però è tornato, poi ne è riuscito e tornato ancora.

L’istituto di via Calchi Taeggi intanto ha vissuto vita tribolata. Azzerati nel marzo 2013 i vertici - direttrice (Daniela Giustiniani) e capo delle guardie (Nico Costa) entrati in conflitto sulla mano dura o morbida coi ragazzi - l’amministrazione penitenziaria invia come direttrice un funzionario da Caltanissetta, Nuccia Miccichè, che però in aprile non viene rinnovata. La casa viene gestitita in un interim dalla vicedirettrice storica Olimpia Monda e da un capo delle guardie di fresca nomina. I due fanno i conti con una struttura fatiscente, per metà chiusa per ristrutturazione, ma la ristruturazione è ferma da tre anni (dopo il fallimento della ditta di costruzioni). E i 35 ragazzi del Beccaria, negli ultimi due mesi sono saliti a 50: in un carcere buono per 50 se fosse tutto agibile. marinella.rossi@ilgiorno.net