ETTORE SALADINI
Cronaca

Milano, la nuova vita dell’Isola: “Movida e locali alla moda. Non ha più un’identità”

Viaggio nell’ex zona popolare a ridosso dei grattacieli di Porta Nuova. Tra gentrificazione, prezzi alle stelle e realtà che cercano di resistere: “Cocktail bar e panini gourmet: i residenti storici sono quasi scomparsi”

Il Mercato Isola

Il Mercato Isola

È questione di ravioli cinesi e locali alla moda. Nel quartiere Isola, il tessuto popolare e familiare si è piegato al glamour, a una movida patinata fatta di brunch e cocktail. Residenti e commercianti storici se ne sono andati, spinti via dai prezzi alle stelle e dall’esplosione della vita notturna. Al loro posto, locali e ristoranti sono spuntati come funghi. E l’esempio più evidente è via Borsieri: un lungo salotto all’aperto, invaso da tavolini e insegne di ogni genere.

“È la gentrificazione. Di fatto, una fascia sociale è stata espulsa dal quartiere per colpa dei prezzi proibitivi e della movida che dilaga”, racconta Giovanna Senesi, presidente del Comitato cittadino di Isola. “È iniziato tutto quasi vent’anni fa, con i lavori per l’M5 e la costruzione dei grattacieli. Un cambiamento graduale che ha spazzato via mercerie e negozi di quartiere. In poche parole, le fasce popolari. Oggi si vendono ravioli, panini gourmet, si aprono birrifici artigianali e cocktail bar. Ormai fa figo venire all’Isola, anche solo per un caffè. Ma il prezzo lo hanno pagato i residenti storici”.

Eppure, un tempo Isola era un quartiere vivo, fatto di incontri spontanei e legami che duravano nel tempo. “Da bambini passavamo ore e ore a giocare a calcio all’oratorio. Ci conoscevamo davvero tutti. Era diverso, meglio di ora sicuramente. Ancora oggi mi capita di incrociare qualcuno per strada. Ci basta un cenno. Mia moglie magari mi chiede chi è, e io rispondo che giocavamo a calcio più di cinquant’anni fa”, ricorda Cesare Bellinzoni, nato e cresciuto all’Isola. Per molti, il simbolo di questo cambiamento sono i grattacieli: “Per capire basta guardarli, lì un tempo c’erano solo campi. Anzi, c’era la famosa Magna, dove i ragazzi andavano a regolare i conti tra di loro. Ora ci sono il Bosco Verticale, i palazzi delle assicurazioni e delle banche. Eccolo qui il cambiamento che c’è stato”, spiega Ruggero De Marchi, anche lui da sempre isolano.

Alcuni residenti, invece, guardano con timore all’estensione della Ztl prevista per Isola: “Non è ancora partita, ma le telecamere agli ingressi ci sono già. Ci chiuderanno dentro, bloccando la socialità e dando un duro colpo a chi, come me, gestisce un ristorante”, lamenta Roberto Tiezzi, titolare insieme al fratello Paolo della Trattoria Dal Verme, attiva nel quartiere da sessant’anni. “Noi viviamo anche grazie a una clientela che arriva da fuori, da tutto l’hinterland e oltre. Ma se con la macchina non potranno più raggiungerci, come faremo? Milano è diventata inaccessibile e la gente, alla fine, rinuncia a venire”.

Nel marasma della movida, però, c’è anche chi prova a mantenere vive le tradizioni di famiglia. Come Matteo Taormina, giovane calzolaio deciso a seguire le orme del nonno e del padre: “Ho scelto di portare avanti il mestiere di casa. Mio nonno ha iniziato nel 1951, poi è toccato a mio padre, e adesso a me. Ho cominciato a sedici anni, mi sono appassionato subito e non ho più smesso. La gente deve fidarsi prima, ma quando vede la qualità del nostro lavoro artigianale, torna. È un rapporto diverso, quasi personale, perché ogni scarpa che riparo ha un valore che va oltre il prodotto. Non è solo un mestiere, è un’eredità”.

Se da un lato c’è chi difende le proprie radici attraverso l’artigianato, dall’altro c’è chi punta sulla cultura per creare nuovi legami e preservare un’identità condivisa. È il caso di Valentina Picariello dell’associazione teatrale Zona K: “Qui facciamo teatro, corsi e laboratori. Vengono molte persone del quartiere ma anche da fuori. Abbiamo aperto nel 2009, quando sono iniziati i lavori della metro lilla. Quindi il fermento fatto di grattacieli e movida era già iniziato. Per anni abbiamo organizzato un festival di quartiere chiamato Isola Kult, nato dal basso grazie a una rete con altre associazioni. Un evento dedicato all’arte, pensato per restituire qualcosa al quartiere. Esiste ancora un nucleo di persone che abitano qui, anche se la maggior parte ormai se n’è andata”.