MARIA RITA PARSI
Cronaca

Quei gladiatori perdenti che tatuano l’anima di violenza

Maria Rita

Parsi

Ci sono individui , giovani e non, che , per nascondere la propria impotenza , povertà affettiva, educativa, culturale e la propria miseria morale , adottano il codice estremo della violenza.

E, con quella, cercano di sfidare, umiliare, ricattare,confondere, spaventare gli altri, per tentare di vincere le proprie ingovernabili, inconfessabili paure. E, utilizzando pervasivamente anche il mondo virtuale, mostrano video e foto dei loro muscoli che fanno lievitare a dismisura con snervanti allenamenti, necessari a scolpire i loro corpi di gladiatori perdenti.

Per trasformarli, nel tempo, in statue minacciose, poste a guardia del “Regno della Morte”.

Morte a cui sono votati nell’inutile tentativo di rendersi immortali. E di celebrare chi sono - o, meglio, chi pretenderebbero di essere - agli occhi di se stessi e degli altri, in ragione dei simboli che scelgono di tatuare sulla superficie di tutto il loro corpo. Simboli dei quali, certamente, non conoscono e non comprendono l’antropologico significato ma che scelgono , per vampirizzarne la ferocia. Sono individui incapaci di pensare, di provare empatia e rispetto, di parlare a se stessi e agli altri se non attraverso quei tatuaggi di animali feroci, di armi, di stemmi, di scritte minacciose, di mitici eroi, di figure luciferine, con cui illustrano l’oscura Ombra del loro “ nemico interno” e della malattia mentale che li offusca e li governa.

Sono individui il cui immaginario si è nutrito e si nutre di filmati, film, serie televisive –“Gomorra” e “Gangs of London”, in primis! – e di autentici video-documenti di pubblici omicidi, commessi anche dalle forze dell’ordine com’è avvenuto in America, producendo un “effetto scia” impressionante.

A questi modelli di comportamento, individuale e collettivo, fanno riferimento anche gli assassini di Willy, le loro famiglie che gli difendono e tutti quelli che pur senza avere tatuaggi sul corpo o massacrare di botte un ragazzo, hanno l’anima tatuata d’indifferenza, ignoranza, pregiudizi, violenze, inciviltà. Così, chi ha ucciso Willy, chi, senza intervenire, ha assistito al suo massacro, chi ha innescato la miccia della lite, a quanto pare, per futili motivi, che è stata fatale al ventunenne, per i pugni e i calci ricevuti, ha voluto esercitare non solo il vergognoso, inumano, persecutorio pregiudizio nei confronti di un immigrato capoverdiano, perfettamente inserito in una società che si professa civile, ma anche dare la conferma di come possano essere criminalmente letali certi irresponsabili, violenti modelli di comportamento, veicolati, senza tregua, dai media tradizionali e non e alimentati dall’abuso di alcool, droghe e malintese discipline marziali. Tra i giovani. E, non soltanto!